L’Aquila. Sono bastati 13 mesi ed 8 giorni a Franco Gabrielli per vincere la sua scommessa. Con se stesso, con L’Aquila, ma anche con i suoi colleghi ”sorpresi” per la scelta ”stupefacente” del Ministero di mandarlo come Prefetto nella città terremotata. Lì dove, secondo loro, non serviva ”una preziosa risorsa dell’antiterrorismo”, ”un profondo conoscitore delle cellule eversive”, quanto un concentrato di umanità, sensibilità, vocazione al soccorso ed alla mediazione tra attori istituzionali.
Stamane, Franco Gabrielli, a qualche giorno dalla scadenza del mandato prefettizio a L’Aquila, ha voluto salutare i giornalisti, ”con i quali ho sempre avuto un rapporto estremamente costruttivo e dei quali mi sono a volte ‘servito’ per conferenze stampa irrituali”. ”Del resto – ha detto Gabrielli – io non rispondo a schemi ed in questo sono figlio della mia terra che, come sapete, è una terra di anarchici, Massa Carrara”. Il Prefetto, che a fine settimana tornerà a Roma per vestire la maglia della Protezione civile come vice di Guido Bertolaso, ha parlato di ”una corsa affascinante, piena di tante esperienze e sensazioni che mi hanno fatto crescere umanamente e professionalmente”. Da buon toscano, con la sottile vis polemica che lo contraddistingue, Gabrielli non ha usato molte parole per dimostrare a chi – il presidente dell’Anfapi, Associazione nazionale funzionari amministrazione civile dell’Interno -, quel 7 aprile dell’anno scorso, aveva scritto una lettera al Ministro dell’Interno per mettere in dubbio non la sua intelligenza e le sue doti investigative, quanto la capacità di calarsi nel difficile contesto aquilano, in quanto lui, poliziotto, stava solo ”improvvisandosi” manager pubblico. Come se non bastasse, la massima espressione dell’Anfapi azzardava, in quella missiva, che c’erano almeno dieci candidati in grado di ricoprire piu’ degnamente quell’incarico. Gabrielli, poi, ha voluto anche chiarire alcuni aspetti sul percorso di Guido Bertolaso. ”Il percorso di Guido Bertolaso ebbe inizio alla fine della scorsa estate, quando il Capo Dipartimento manifestò, o meglio, ribadì, al Presidente del Consiglio l’intenzione di lasciare la Protezione civile”. Ho aggiunto l’oramai ex prefetto de L’Aquila. “In tempi non sospetti, dunque, prima dei coinvolgimenti nelle inchieste giudiziarie del G8, del G9, del G7 e di tutti gli altri. Come testimone difficilmente contestabile, perché ho vissuto la vicenda in presa diretta – ha puntualizzato Gabrielli – voglio ristabilire un minimo di verità storica”. Il Prefetto che ha riconosciuto a Bertolaso il merito di ”aver sdoganato la Protezione civile, rendendola ‘sistema”’, ha riferito della promessa ”strappata da Berlusconi di far sì che il passaggio ad un suo successore avvenisse in maniera lenta, attraverso una forma di affiancamento per qualche mese”. ”Per questo – ha rimarcato più volte Gabrielli – quando Bertolaso dice che il percorso era già segnato, bisogna credergli. Un percorso non solo segnato, ma definito e perseguito con pervicacia. E tutto, in un’epoca assai lontana dagli scandali”. Di più. Per Gabrielli ”Bertolaso non solo aveva deciso di lasciare, ma aveva anche pianificato modalità e tempi, in un’ottica che dovrebbe essere d’esempio per tutti. Bertolaso ha accettato di prolungare la sua permanenza in Protezione civile non in maniera asettica, con supina accettazione di diktat superiori, ma disegnando un percorso utile alla crescita della Struttura”. Quanto a Gabrielli futuro nuovo capo del Dipartimento, il Prefetto ha invitato alla cautela: ”Bertolaso ha solo individuato in me una figura professionale valida per il ruolo di suo successore. Che potrà essere a fine 2010, a settembre, ottobre, o che potrà anche non esserci se le condizioni non saranno giudicate opportune”.