L’Aquila, lettera aperta al sindaco Cialente

massimo_cialente.jpgL’Aquila. Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta al sindaco Massimo Cialente scritta da un cittadino aquilano per chiedere spiegazioni sul contributo di autonoma sistemazione e le modalità di ricostruzione della periferia del capoluogo abruzzese.

LETTERA APERTA AL SINDACO CIALENTE
16 04 2010
Ill.mo Sindaco Cialente,
nell’ultimo anno, abbiamo più volte sentito annunciare il momento in cui la ricostruzione leggera sarebbe finalmente partita.
Pare che, almeno in parte, la bella stagione del 2010 vedrà aprirsi cantieri nella periferia dell’Aquila.
Dal mio punto di vista, la periferia della città è importante tanto quanto il suo centro.
Ha, per di più oggi, l’importanza strategica di essere il compito più facile da svolgere per restituire agli Aquilani una prima fetta della beata normalità che tanto desideriamo. Sembra non ci vorrà molto tempo per far tornare i proprietari delle abitazioni classificate B o C nelle loro case.
Alcuni di loro, e temo siano una minoranza, lo hanno fatto con grandi sacrifici, chiedendo ed ottenendo una parziale agibilità; vorrei farle a questo proposito notare, che stiamo parlando della parte migliore di questa città.
Stiamo parlando di coloro i quali non hanno indugiato un attimo, e rinunciando al contributo di Autonoma Sistemazione, hanno riguadagnato le loro mura (quelle rimaste intatte) e lo loro intimità. Sono convinto siano una minoranza (della quale ahimè non ho potuto far parte, avendo una casa inagibile in periferia), perché troppi sono i casi che conosco direttamente, di famiglie e singoli individui, che pur vivendo prima del sisma negli stessi condomini classificati B e C, non hanno ritenuto unanimemente di doversi sacrificare ad un rientro in case non perfettamente integre, preferendo contributi di autonoma sistemazione, o magari, ancora oggi una sistemazione di durata più che annuale in albergo.
Non tutti loro, l’hanno fatto per reale necessità, ma semplicemente perché avendone la facoltà, hanno ritenuto di giovarsene.
Buon per loro.
Ma oggi, Sindaco, il Comune dell’Aquila si trova anche a causa di queste diverse “sensibilità”, di questi diversi “sensi civici”, a dimenticare proprio chi fino ad oggi ha pensato a se stesso senza disturbare, senza appesantire la macchina dei soccorsi e dell’assistenza agli sfollati.
Infatti, nel momento in cui ci sarà l’apertura dei cantieri nei condomini, cosa ne sarà di quella parte virtuosa di Aquilani, che fino ad oggi si è arrangiata in casa propria?
La ristrutturazione di un condominio C, può durare senza difficoltà anche tre mesi, e sarà senza alcun dubbio necessario liberare nuovamente (in nome della sicurezza sui cantieri)  quella quota di appartamenti oggi definiti “parzialmente agibili”.
E i loro abitanti?
So per certo che in molti si sono rivolti al Comune chiedendo lumi. La risposta è stata che a loro non spetta alcunché: né un ritorno al contributo di autonoma sistemazione, né la possibilità di richiedere un temporaneo alloggio nelle strutture alberghiere disponibili.
Lei, Sindaco, ritiene che sia un gesto decoroso?
Ad un anno di distanza dal terremoto, le sembra accettabile che si chieda a questi virtuosi cittadini che hanno saputo dimostrarsi altruisti, disinteressati alla vil pecunia, di tornare a fare gli sfollati e senza le garanzie di un anno fa?
Nell’ultimo anno, abbiamo assistito all’indecoroso spettacolo di cittadini che pur avendo case classificate A, hanno atteso di essere scacciati dagli alberghi sulla costa, mentre qui c’era chi si è attrezzato al campeggio sotto casa, credendo di lasciare spazio a chi non aveva gli stessi mezzi, e la stessa forza d’animo.
Questi Aquilani, dimostratisi nei fatti onesti, devono sentirsi rispondere dal loro Comune di non essere stati, allora, sufficientemente furbi?
Anche dalla riconoscenza istituzionale verso la cittadinanza che ha cooperato -con sacrificio personale- alla gestione della prima emergenza, deve poter passare l’inizio della nostra ricostruzione.
Sperando in un suo chiarimento in merito, le porgo Distinti Saluti

Federico D’Orazio

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