Oggetto della contestazione sono alcune cartoline elettorali che mostrano le immagini dei terremotati dell’Umbria ancora oggi nei container.
Secondo la Regione Umbria, quella foto è stata scattata circa dieci anni fa, spiegando oltretutto che i terremotati umbri sono rientrati nelle stesse case che il sisma aveva danneggiato e che nel frattempo sono state ricostruite. Tutti i terremotati. O quasi.
L’edizione odierna del quotidiano La Stampa, infatti, ha pubblicato un’inchiesta relativa ad una piccola frazione del comune umbro di Valtopina, Giove, in provincia di Provincia.
Giove è un paese che, il 26 settembre 1997, giorno del tragico terremoto, contava solo 75 anime. Di queste, ne sono rimaste 50. Gli altri 25 sono morti con la speranza di rientrare nelle loro case.
Ed oggi, a distanza di tredici anni, in questo piccolo borgo sulla cima della collina, c’è gente che vive ancora nei container. Sono otto, infatti, le famiglie che vivono ancora nelle “case di latta”, tre metri quadrati circa per ciascuna delle dodici persone.
Secondo l’inchiesta de La Stampa “le poche case a disposizione sono ancora da mettere a posto”, alcuni si sono trasferiti altrove, altri hanno scelto di rimanere.
E la presidente del Comitato pro Giove racconta al quotidiano torinese le condizioni in cui sono costretti a vivere, tra caldo asfissiante d’estate e freddo gelido l’inverno.
“Il riscaldamento non c’è, pago luce e telefono. Purtroppo la ditta che doveva ristrutturare le case è andata fallita e quella che è subentrata ha scoperto che l’impalcatura non era a norma. L’hanno sostituita e a chi fanno pagare la nuova impalcatura e quindi l’irregolarità della ditta fallita? A noi residenti”.
I terremotati di Giove, infatti, si sono visti presentare il conto, anche salato: 29.987,29 euro.
E le cose non cambiano se ci sposta di solo qualche chilometro. Anche a Nocera Umbra, uno dei centri più grossi da quelli colpiti dal terremoto del ’97, si è costituito un comitato di cittadini.
“Un quarto del centro non è stato ancora messo a posto e i costi sono lievitati di un milione di euro, che sarà accollato ai singoli proprietari di case. Dei tre quarti ricostruiti, il 99 % è ancora disabitato per problemi strutturali: fognature, acqua, e così via. Solo sette famiglie hanno potuto rientrare a casa. I portici san Filippo sono totalmente abbandonati. Restano le macerie. Il turismo è crollato come le vecchie case”.
Insomma, da quanto si legge nell’articolo pubblicato oggi su La Stampa, pare che la situazione in Umbria non sia proprio “completamente risolta”.
Sulla questione, infatti, è intervenuto il coordinatore provinciale aquilano del Pdl, Massimo Verrecchia.
“E’ un vero peccato che le cartoline non siano multimediali: altrimenti invece delle fotografie avremmo inviato ai cittadini aquilani la raccolta dei numerosi servizi televisivi trasmessi in questi giorni che mostrano intere famiglie di terremotati dell’Umbria ancora alloggiate nei container a oltre dodici anni dal sisma. Delle due l’una: o la Regione Umbria ignora i problemi della sua popolazione o mente sapendo di mentire. E francamente non sappiamo cosa sia peggio“.
Marina Serra