L’Aquila. Seconda domenica di protesta a L’Aquila per sollecitare la rimozione dei rifiuti e la ricostruzione. Oltre duemila i partecipanti che, con carriole, pale e picconi, da Piazza Duomo hanno percorso Corso Vittorio Emanuele II, per giungere in Piazza Palazzo, cuore della città. Sono circa quattro milioni e mezzo le tonnellate di macerie in strada. Si riconosce lo sforzo fatto fino ad ora per dare una casa a chi l’ha perduta, ma adesso gli abitanti vogliono riappropriarsi della propria città, al di là delle strumentalizzazioni politiche. Il centro storico con la sua identità è il cuore della città, lì dove un tempo la vita pulsava. Le attività commerciali, la vita mondana, tutto era lì, tra quelle antiche mura, ricche di storia e fascino. È da questa storia che gli aquilani chiedono di ricominciare, una storia che da mesi è offuscata da facciate cadenti, macerie, diatribe politiche. Una città che anela a riprendersi il suo posto nella storia deve lasciare fuori la bagarre elettorale e andare tutti insieme per la stessa direzione. È per quello splendore che,dalle polemiche sterili, non si riesce più ammirare. Una terra duramente colpita non ha bisogno di meri fini propagandistici, ma di fatti concreti e meno parole demagogiche.
La ricostruzione vera e propria chiede delle risposte ai quali tutti gli amministratori sono chiamati a rispondere. La rivitalizzazione della città deve passare attraverso una politica trasparente ed efficiente. La città dovrebbe essere una “città pubblica”, intesa come fertile laboratorio di progettualità per ridisegnare nuovi equilibri territoriali e sociali, nuove geografie di relazioni tra attori ed operatori locali, tra soggetti che governano ed abitanti. Una città delle opportunità, accogliente, prospera, accessibile, in cui produrre ricchezza e cultura, abbattere il disagio sociale e la marginalità. Concreta, non astratta che si prospetta e si proietta in un futuro nuovo.
Luisa Stifani
Foto di Manuel Romano