Sulmona. Rosanna Sebastiani continua a difendersi. Dopo lo sciopero della fame e gli accertamenti della Guardia di Finanza, la sulmonese terremotata vuole ora precisare quanto sarebbe stato travisato dai media che si sono interessati a lei. L’attenzione della donna sarebbe stata, infatti, catturata da espressioni come “va a chiedere aiuto quando ha numerose case, fabbricati, negozi” o “non ha chiesto nulla per sè, ma ha voluto esternare un disagio reale che non era stato portato alla conoscenza dell’opinione pubblica”.
Niente di più lontano dalla verità, secondo la Sebastiani. Ad emergere da questi ritratti, infatti, la descrizione di una donna che lotta e protesta primariamente per difendere i suoi interessi strettamente personali.
“Non ho iniziato la mia protesta” spiega, infatti, a riguardo “perchè “a me” non era ancora stato liquidato il contributo. Non sono tanto egocentrica e le motivazioni che mi hanno spinto a compiere gli atti di cui mi sono resa autrice li ho ampiamente spiegati a tutti. Di questa situazione, però, io e la mia famiglia ne facciamo parte a pieno titolo, perchè non dispongo di alcuna abitazione alternativa, così come non dispongo di molte delle proprietà che mi sono state attribuite. L’unica, con relativo reddito annesso, denunciato e dichiarato all’ufficio imposte, non è tra l’altro un’abitazione”.
Rosanna Sebastiani è convinta del fatto che, quando gli uffici competenti accerteranno la verità, sarà anche troppo tardi per replicare. “Poco mi importa” sottolinea la sulmonese, “importerà, invece, capire se ci sarà stato un nesso logico o di casualità fra l’inchiesta che mi coinvolge (ma non travolge) e le pubblicazioni, negli stessi giorni, di inchieste ed intercettazioni su testate nazionali che sembrano aver aperto uno squarcio in quel buio che io denunciavo, cioè l’incomprensibilità dell’esclusione di un intero territorio danneggiato dal sisma da quella “cintura di tutele” denominata cratere”.