“Posso dire che in maniera rapida siamo riusciti a portare avanti il discorso delle perizie, degli esami, delle indagini sui siti, su tutte le persone che hanno preso parte alla filiera dell’attività di realizzazione degli edifici. Siamo arrivati adesso al rinvio a giudizio di quelle persone che noi riteniamo responsabili delle persone morte a seguito dei crolli”.
Lo ha dichiarato Alfredo Rossini parlando del deposito “su due importanti filoni di inchiesta” delle richieste di rinvio a giudizio dei presunti responsabili dei crolli della Casa dello Studente e del Convitto nazionale. Rossini ha anche dichiarato che non ci sono posizioni stralciate, dunque i reati ipotizzati ed i nomi degli indagati restano invariati. In particolare Botta, Gaudiano, Navarra, Pace, Centofanti, Rossicone, Andreassi, in quanto tecnici, sono sotto inchiesta per violazioni di legge antisismiche e per non avere effettuato, in modo preventivo e nemmeno successivamente, le corrette valutazioni e verifiche di adeguamento statico in relazione a ristrutturazioni da loro effettuate senza prove di stabilità. Sebastiani, D’Innocenzo e Valente, inoltre, sono indagati per omissioni di vigilanza sulla rispondenza dell’edificio alla destinazione e controllo sulla adeguatezza statica dell’edificio. Ma ci sono delle forti contestazioni anche per quanto riguarda le tecniche di costruzione di quell’edificio realizzato nel 1965 con evidentissime infiltrazioni di acqua nei pilastri.
Per quanto riguarda il filone d’inchiesta sul Convitto nazionale, gli indagati restano il preside Livio Bearzi, 52 anni, e il dirigente della Provincia, Vincenzo Mazzotta, 43 anni. I due indagati sono accusati di omicidio colposo per condotte commissive e omissive per la morte di tre minorenni che soggiornavano nella struttura in centro storico al momento del sisma: Luigi Cellini, Ondrey Nuozovsky e Marta Zelena oltre al grave ferimento di Mirko Colangelo. Bearzi nella veste di dirigente del Convitto, è accusato di non avere valutato la totale inadeguatezza dell’edificio dal punto di vista statico e sismico, mai sottoposto a opere di ristrutturazione, privo di certificati di idoneità statica e di certificato di prevenzione antincendio. Questa complessa inadeguatezza, secondo la procura, è ben indicata nel censimento sulla vulnerabilità degli edifici, ovvero il rapporto Barberi. Inoltre nella relazione di Collabora Engineering, il Convitto nazionale viene qualificato come edificio di medio/alta vulnerabilità sismica. Il preside è anche accusato di non avere adottato provvedimenti di sgombero e di avere omesso di redigere un piano idoneo per la sicurezza.