L’Aquila. Il territorio aquilano non presenta zone in cui non è possibile costruire case. Conclusa la ricerca di microzonazione sismica. Lo studio, avviato nel maggio 2009, a cura della Protezione civile con la Regione, sarà presentato giovedì alle 11:00 alla Scuola della Guardia di Finanza di Coppito. La conformazione del territorio aquilano non presenterebbe zone significative in cui sia da escludere la costruzione di edifici, né la sua particolarità ha contribuito ad accelerare il terremoto del 6 aprile scorso.
Gli studi di microzonazione sismica consentono di caratterizzare il territorio in prospettiva sismica, individuando i differenti livelli di pericolosità sismica locale legati alle caratteristiche litostratigrafiche e morfologiche dell’area e a fenomeni di instabilità e deformazione permanente, quali frane, fratturazioni superficiali e liquefazioni del terreno. Sono quindi molto importanti nella pianificazione del territorio e nella fase di ricostruzione dei centri abitati dopo un terremoto. Lo studio ha coinvolto circa 150 ricercatori e tecnici di 9 Università italiane (L’Aquila, Chieti-Pescara, Genova, Politecnico di Torino, Firenze, Basilicata, Roma “La Sapienza”, Roma Tre, Siena), di 8 istituti di ricerca (CNR, INGV, AGI, RELUIS, ISPRA, ENEA, OGS, GFZ-Postdam), nonché di Regioni e province autonome (Abruzzo, Lazio, Emilia-Romagna, Toscana e Provincia di Trento). I risultati dello studio saranno resi disponibili sul sito della Protezione Civile (www.protezionecivile.it). Lo studios embrebbe smentire il lavoro compiuto dal Dottor Gaetano De Luca, ora responsabile della Rete Sismica Abruzzese, sulla sismicità del centro storico de L’Aquila e balzato agli onori della cronaca nei giorni successivi al sisma. Intervistato nel libro di Marco Travaglio, “Sangue e Cemento”.
I lavori erano iniziati a seguito del terremoto di Montereale-Campotosto del 20 ottobre 1996, che ebbe una magnitudo locale pari a 4.1. In seguito a tale evento, fu stilato un rapporto tecnico – identificato con il protocollo n. SSN/RT/96/15 – da parte dell’allora Servizio Sismico Nazionale (Presidenza del Consiglio dei Ministri), in cui veniva messa in evidenza l’esistenza di un notevole effetto di amplificazione locale, dovuto alla presenza, nel sottosuolo, di circa 250 metri di detriti sedimentari.
Nonostante la poca attenzione delle istituzioni avevano creato molto interesse le ricerche del dottor De Luca, che nel frattempo era stato assunto presso il Servizio Sismico Nazionale. A seguito di ciò, De Luca ricevette una lettera, datata 25 novembre 1999, dal suo Direttore (il Dott. Roberto De Marco), in cui gli si intimava di smentire l’oggettività scientifica dei risultati prodotti riducendo l’evidenza dell’esistenza della zona di amplificazione sita sotto il centro storico aquilano ad una pura e soggettiva interpretazione personale. Il Dott. De Luca rifiutò naturalmente di uniformarsi a tale direttiva.
Gli studi su tale argomento andarono avanti, e nel 2005 De Luca ed altri tre Autori pubblicarono un articolo sul volume di agosto della migliore rivista mondiale del settore, ovvero il “Bulletin of the Seismological Society of America” che evidenziava sperimentalmente, proprio nella zona del centro storico de L’Aquila, un’amplificazione di circa 10 volte del movimento del suolo alle basse frequenze per terremoti locali e regionali.