Pescara. WWF e Legambiente, alla presenza dell’avv. Francesco Paolo Febbo cha rappresenta entrambe le associazioni, hanno illustrato ieri mattina in una conferenza stampa a Pescara il proprio ricorso al TAR per la salvaguardia del tratto di spiaggia tra i fiumi Foro e Arielli minacciato dal bando emesso dal Comune di Ortona per 10 concessioni balneari in uno degli ultimi tratti costieri integri presenti in Abruzzo. Obiettivo dichiarato del ricorso: impedire la devastazione di una zona unica per la ricchezza e bellezza della vegetazione e per la presenza del Fratino ( Charadrius alexandrinus).
Non a caso WWF e Legambiente, attraverso l’avv. Febbo, definiscono “scellerata” l’iniziativa del Comune di Ortona che andrebbe a danneggiare irrimediabilmente una delle poche spiagge della costa adriatica tuttora a bassissimo impatto antropico in quanto, nella parte sud, priva di infrastrutture di qualsiasi genere e di vie di accesso. Circostanze che hanno creato in quel sito condizioni uniche per la conservazione dell’ambiente e del paesaggio dunale tipico della costa sabbiosa del medio adriatico, oggi purtroppo limitato a pochissimi tratti. Un sito insomma di straordinario valore naturalistico, che consente la nidificazione del Fratino, qui presente più che in qualsiasi altro tratto di costa abruzzese, e la vita di rare specie di flora, tra le quali il ‘giglio di mare’ (indicatore dello stato di conservazione dell’ecosistema dunale), oggi sempre più raro.
Al di là del palese danno ambientale gli atti del Comune di Ortona appaiono viziati anche dal punto di vista normativo poiché muovono “dall’erroneo presupposto dell’accessibilità delle aree, che invece non esiste o quanto meno non esiste con le caratteristiche di legittimità e, in definitiva, di effettiva fruibilità e in condizioni di sicurezza”.
Sul piano più squisitamente giuridico l’avv. Febbo, a nome di WWF e Legambiente, ha evidenziato una serie di incongruenze. In primo luogo il bando si basa su un piano demaniale comunale non allineato alla normativa regionale e nazionale oggi in vigore. Nell’avviso pubblico per le concessioni si richiama infatti la cartografia del Piano Demaniale Comunale relativo all’anno 2011 (peraltro attualmente in corso di revisione), senza tenere in alcun conto, ad esempio, della legge finanziaria del 2018 che ha rivisto il sistema delle concessioni al fine di strutturare un nuovo modello di gestione del demanio marittimo, ancora più importante nel caso specifico per la particolarità e criticità dell’area in questione. “Trattandosi – sottolinea l’avv. Febbo – di attività discrezionale della Pubblica Amministrazione, proprio in conseguenza della circostanza che il P.D.C. è attualmente in revisione per allinearsi alle direttive del Piano Demaniale Regionale del 2015 e ancor più in ragione delle nuove disposizioni della legge finanziaria n. 145/2018, si sarebbero dovuto esplicitare congrue e dettagliate motivazioni in relazione alla messa a bando di nuove concessioni e in relazione al numero di dieci delle stesse (e perché non CINQUE ovvero DUE ?)”. Il Comune inoltre avrebbe dovuto sentire in via prioritaria le organizzazioni di categoria e delle strutture ricettive, passaggio disatteso nonostante le criticità ambientali e il pregio naturalistico dell’area in questione.
Quelle sin qui esposte sono comunque solo alcune delle contestazioni avanzate nel ricorso che punta anche su difetto di istruttoria, eccesso di potere per travisamento di fatti e atti, violazione delle normativa di tutela ambientale…
A fronte di una situazione di grave pericolo per la biodiversità, le spiagge dunali rappresentano di per sé un patrimonio ambientale sia per la loro struttura, sia perché ospitano rare specie di flora e di fauna, anche a rischio di estinzione. E la normativa in vigore le tutela. Per tutte queste ragioni WWF e Legambiente, in linea con i ricorsi già presentati sulla stessa materia da privati e da altre associazioni, chiedono l’annullamento degli atti emessi dal Comune di Ortona. “Quel tratto di spiaggia – commentano – è un patrimonio per tutti gli abruzzesi e va valorizzato tutelandone le caratteristiche, senza stravolgimenti, come ha saggiamente indicato anche la Soprintendenza ai beni ambientali”.