Ortona. Continuano, da parte delle donne e degli uomini della Capitaneria di Porto di Ortona, le attività di controllo sul territorio, a tutela del bene “Mare” sotto tutti gli aspetti.
Proprio nei giorni scorsi è stata portata a termine una attività d’indagine che ha consentito, previ appostamenti e verifiche incrociate tramite le banche dati in uso al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, di smascherare un pescatore che aveva ben pensato di adibire ad imbarcazione da pesca, con tanto di licenza e matricola, una semplice barca da diporto, sulla quale erano state artatamente apportate delle modifiche esterne e iscrizioni sullo scafo.
Ad insospettire i militari della Guardia Costiera durante un ordinario controllo in mare, è stata proprio l’iscrizione della matricola sulla fiancata della barca, realizzata a mano, e la presenza di un verricello salpareti, attrezzo tipico di una unità da pesca professionale. Dai controlli successivi è risultato che l’unità, di stanza nel porticciolo di Vallevò, non solo veniva utilizzata abusivamente come ordinario mezzo di lavoro per la pesca di grandi quantitativi di prodotto ittico, ma che per aggirare eventuali controlli sulla stessa erano stati utilizzati documenti – tra cui la licenza di pesca rilasciata dal Ministero – appartenenti ad un’altra imbarcazione. L’unità in questione, pericolosa per la navigazione e per l’ambiente marino, data anche la presenza di modifiche apportate allo scafo senza alcuna certificazione di sicurezza, è stata posta sotto sequestro, con provvedimento convalidato dall’Autorità Giudiziaria di Lanciano.
Sempre nei giorni scorsi, invece, è stato sanzionato il titolare di un’azienda del settore vitivinicolo di Ortona che aveva scaricato ingenti quantitativi di reflui inquinanti nella condotta fognaria, con il rischio di compromissione del depuratore comunale gestito dalla Sasi. In tale occasione è stata proprio la Sasi, dopo aver rilevato una colorazione anomala dei reflui nel depuratore di Tamarete, ad allertare il personale della Guardia Costiera, predisponendo i necessari blocchi per evitare che il materiale venisse riversato nel canale Peticcio e quindi successivamente in mare. Le indagini, svolte con l’ausilio della mappatura degli scarichi autorizzati lungo la rete interessata e fornita dalla Sasi stessa, hanno consentito di risalire ad un’azienda dell’entroterra che stava sversando del liquido di colore giallo scuro e che i discendenti campionamenti effettuati, in collaborazione con i laboratori Arta, hanno confermato trattarsi di reflui fuori dai parametri legali. Ora saranno la Regione Abruzzo e la Sasi stessa a determinare l’ammontare della sanzione (l’importo va dai 3.000 ai 30.000 €), nonché i termini per l’adeguamento dello scarico al fine di evitare la successiva chiusura dello stesso.