Coloro che si sono resi colpevoli di un autentico disastro ambientale, inquinando le falde acquifere di Rapino con sostanze cancerogene sono stati condannati a due anni e due mesi di reclusione ciascuno.” Dice il primo cittadino di Rapino Rocco Micucci, che sicuramente è soddisfatto ma che non riesce a nascondere la tristezza e la preoccupazione per quanto provocato da questo disastro.
Ad essere condannati sono stati i titolari della ex conceria Sagifur, Salvatore Giammario e Antenore Gambacorta, per aver immesso nelle acque sotterranee sostanze cancerogene dannosissime per la salute, come dicloropropano, tricloroetilene e di tetracloroetilene, materiali utilizzati proprio per la concia delle pelli, in concentrazioni fino a 2000 volte il limite di rischio.
Quindi un inquinamento peggiore per concentrazione di quello di Bussi, ma che finora – si lamenta il Sindaco – ha avuto poco spazio sui media. “Abbiamo lottato quando eravamo consiglieri di minoranza, tanto da essere riconosciuti parte civile nel processo, per impedire che una variante al piano regolatore promossa dalla precedente amministrazione dell’ex sindaco Rocco Cocciaglia permettesse di far riaprire una attività, svolta in capannoni abusivi, che avevamo chiuso perché nociva. Siamo stati accusati di creare allarmismo, mentre la gente moriva di cancro a Rapino, più che in altre parti. Ma avevamo purtroppo ragione.
Poi ho continuato la battaglia da Sindaco contro chi ha lucrato sulla salute dei miei concittadini e sull’ambiente non arretrando di un millimetro su questo problema, informando la popolazione che non ha più potuto prelevare acqua dai pozzi e spesso sentendomi anche incompreso, ma nella convinzione che dovevo fare di tutto per evitare ogni possibilità che altri si ammalassero di tumore, come il sottoscritto.”
Il giudice ha riconosciuto senza ombra di dubbio la colpevolezza degli imputati e il pericolo arrecato alla salute pubblica. E ha anche accertato il mancato rispetto delle ordinanze emesse dal Sindaco Micucci perché chi aveva inquinato, bonificasse e mettesse in sicurezza le aree interessate. Ma intanto l’inquinamento nocivo, dal 2011 quando è stato scoperto, si è allargato e i danni sono, a detta del Primo Cittadino, incalcolabili.
“Ora chiederò alla Sanità della Regione Abruzzo che tutta la popolazione di Rapino ma anche dei paesi limitrofi, perché chiaramente l’inquinamento riguardando soprattutto le acque sotterranee si è esteso sicuramente ad altri luoghi, venga sottoposta a uno screening al fine di verificare gli effetti che può aver creato questo disastro ambientale, sulle persone, sugli animali e sulle colture. E finalmente potremo anche chiedere che i colpevoli provvedano alla bonifica delle aree interessate, pagando tutto quanto necessario per mettere in sicurezza i miei concittadini. Inoltre provvederò a far abbattere i capannoni abusivi, forte delle sentenze del Consiglio di Stato che mi hanno dato ragione su tutto”.
Il giudice ha chiuso questa vicenda condannando i colpevoli anche al risarcimento delle parti civili costituite, tra cui il Comune di Rapino, da liquidarsi in separata sede.