Chieti. “Le notizie apparse ieri sugli organi di stampa in merito agli arresti e alle denunce per caporalato e sfruttamento della manodopera nel settore agricolo, in provincia di Chieti, evidenziano due aspetti più volte sottolineati con forza dal sindacato e cioè che la nostra regione non è immune da questa piaga che affligge il mercato del lavoro, specie laddove, per ragioni di vicinanza geografica, è maggiore l’influenza di ampie sacche di illegalità che operano stabilmente nella Capitanata e che bisogna rilanciare la contrattazione di secondo livello perché il contratto provinciale Operai Agricoli e Florovivaisti di Chieti, scaduto da tre anni, come del resto quelli di Pescara e Teramo, se rinnovato, costituirebbe un ulteriore strumento di lotta al lavoro nero e al caporalato.
Sul fronte normativo la nostra richiesta è quella di dare piena applicazione alla legge 199 del 2016 per il contrasto allo sfruttamento del lavoro in agricoltura e al caporalato, specie per quanto riguarda gli aspetti preventivi, con la costituzione, presso l’Inps, della rete del lavoro agricolo di qualità utile, nell’adesione, anche a stipulare convenzioni con le Istituzioni locali centri per l’Impiego ed Enti Bilaterali per il Governo del mercato del lavoro e per la certificazione delle imprese che operano nel settore mentre, sul fronte contrattuale, esortiamo Coldiretti, Confagricoltura e Cia ad aprire il negoziato per il rinnovo del Cpl, sia per dare risposte salariali agli addetti del settore, in una provincia, come quella di Chieti, a spiccata vocazione agricola (ma l’appello, lo ricordiamo, vale anche per Pescara e Teramo) sia sopratutto per valorizzare la bilateralità del settore. In definitiva, l’auspicio del sindacato è di realizzare, attraverso la contrattazione e dunque in piena sintonia con le organizzazioni datoriali, percorsi condivisi e virtuosi per valorizzare le imprese che operano con onestà e nel pieno rispetto delle norme per mettere all’angolo chi, invece, agisce con spregiudicatezza, sfruttando la manodopera e facendo concorrenza sleale agli imprenditori onesti che, ricordiamolo, sono la maggior parte”. Si legge così in una nota di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil.