Chieti. Il Progetto Speciale Territoriale (PST) Costa dei Trabocchi è certamente uno strumento essenziale per la pianificazione degli interventi di valorizzazione, salvaguardia ambientale e rigenerazione territoriale della fascia costiera. Ha dunque un ruolo di indirizzo importante rispetto alla domanda di trasformazione che potrebbe emergere dalla sommatoria di azioni e interventi proposti e programmati dagli enti territoriali locali, come il tanto discusso regolamento provinciale della Via Verde.
WWF Abruzzo (insieme al WWF Area Frentana e Costa Teatina) e Legambiente hanno entrambe presentato proprie osservazioni. La sensazione che emerge dal documento, secondo le associazioni, è che ci si trovi di fronte più che altro a un vecchio piano di sviluppo turistico, marginale rispetto agli interventi di carattere ambientale e al quadro della L.R. 5/2007 (Programma di coordinamento delle aree protette e del corridoio ecologico della Via Verde). Si evince il tentativo di far collimare una serie di interventi senza una soluzione di continuità e soprattutto manca una visione attenta e necessaria al tema dell’emergenza climatica in atto. Né si trovano riferimenti alle Linee Guida e del Profilo Climatico del Piano di adattamento ai Cambiamenti Climatici della Regione Abruzzo (D.G.R. n. 308/2015).
Anche dal punto turistico manca un vero orientamento verso la sostenibilità. Si è fermi ancora all’idea di un turismo “mare” dimenticando qualsiasi riferimento alla D.G.R. 72/2020: “Disciplinare regionale del sistema di governance della rete del Turismo Attivo e Sostenibile e Disciplinare regionale per la realizzazione della rete regionale Abruzzo Bike Friendly”. Sostenibilità debole pure sul tema della mobilità: si parla della SS16 come strada panoramica da valorizzare e come infrastruttura Bike Friendly insieme a parcheggi di scambio senza una vera visione dell’intermodalità treno-bici-bus. Mancano riferimenti al progetto TrabocchiMOB che rappresenta una sperimentazione pilota della stessa Regione Abruzzo. Manca un ragionamento attento su un piano della mobilità sostenibile della Costa dei Trabocchi. Le priorità di recupero delle vecchie stazioni e valorizzazione della struttura ciclabile della Via Verde sono inoltre prive di un inquadramento dentro una dimensione turistica sostenibile con una vera valorizzazione cicloturistica del territorio, venendo fuori dalla rincorsa di interventi frammentati e rispondenti apparentemente a meri interessi localistici.
È vero che il corridoio verde, nella sua interezza e complessità, è un serbatoio di naturalità residuale talmente significativo da rappresentare di per sé un patrimonio di risorse naturali identitarie ma il valore e l’attrattività di tale patrimonio deve necessariamente essere preservato e consentire sì l’atterraggio delle economie generate sul territorio retrostante ma in un’ottica di piena sostenibilità e di una programmazione unitaria ed integrata che arresti il consumo di suolo.
Anche dal punto di vista del sistema delle aree agricole costiere e retrocostiere – sostengono Legambiente e WWF – va impostato un orientamento sui nuovi obiettivi che la Commissione europea ha adottato con il Piano d’azione per la produzione biologica. E la convivenza con le aree industriali non può essere sganciata da una visione di industria sostenibile e deve superare definitivamente vecchie e inidonee progettazioni come la realizzazione del cementificio a Punta Penna sulla Via Verde.
Va infine ribadito il ruolo dell’istituendo Parco nazionale della Costa teatina sia da un punto di vista di valorizzazione ambientale, sociale ed economica che della governance del territorio e vanno messe a sistema le infrastrutture del corridoio della Via Verde.