Ortona. “Nei mesi passati, grazie alla pista ciclopedonale di Ortona, lo stato preoccupante del torrente Peticcio, era sotto gli occhi di tutti. L’associazione WWF Zona Frentana e Costa Teatina segnalò subito alla Capitaneria di Porto di Ortona il consistente stato di degrado dell’acquifero alla foce e non solo, trovando immediatamente grande sensibilità, attenzione, e conoscenza del problema.
Apprendiamo proprio in questi giorni che l’impegno promesso inizia a dare i primi risultati su di una problematica non semplice. Dopo la notizia della scoperta e successiva sanzione di uno scarico non autorizzato lungo il torrente, all’altezza della ferrovia, avvenuta nello scorso inverno, è di questi giorni la novità della avvenuta pulizia della foce, dove due grossi tubi metallici, posizionati presumibilmente negli anni ’90 per agevolare dei lavori lungo il tracciato ferroviario, avevano causato, col tempo, l’ostruzione della foce stessa, creando una pozza di acqua stagnante che, oltre ad essere una criticità ambientale, rappresentava anche un serio pericolo per inondazioni sulla pista ciclopedonale in caso di piena del torrente. A tale risultato si è arrivati dopo varie azioni di sensibilizzazione sul fenomeno da parte della Capitaneria di Porto versi i vari enti competenti, dalla Rete Ferroviaria Italiana al Genio Civile della Regione, al Comune, ed oggi a seguito della rimozione dei due grossi tubi il torrente ha riacquistato un deflusso normale verso mare, con un notevole miglioramento dello stato della foce. Naturalmente l’opera di indagine e di controllo da parte della Capitaneria prosegue per intercettare scarichi abusivi e funzionamento corretto del depuratore, ma ci faceva piacere segnalare questi primi successi, su di un annoso problema che da anni denunciavamo senza avere riscontri minimi.
Un grazie per l’impegno profuso dalla nostra Capitaneria, in specie al Comandante in Prima, Marzano, ed al suo personale, impegnati nel difficile compito della salvaguardia della vita umana in mare, della sicurezza della navigazione e del trasporto marittimo, oltreché la tutela dell’ambiente marino, dei suoi ecosistemi e l’attività di vigilanza dell’intera filiera della pesca marittima.
Una nazione civile deve salvaguardare un bene così prezioso come sono i nostri acquiferi e il nostro mare, fonte primaria di vita, deve assolutamente potenziare i controlli e perseguire le inottemperanze. Purtroppo l’Italia come denunciato dal WWF, anche nel 2018 conferma la generale cattiva gestione delle acque che è attestata: «1. dalle condanne della Corte di giustizia Europea e dalle procedure istruttorie EU pilot avviate dalla Commissione Europea nei nostri confronti. Due condanne (C565-10 – Procedura 2004-2034 e C85-13 – Procedura 2009-2034) e dall’apertura di una nuova procedura di infrazione (Procedura 2014-2059) che riguardano la mancata o non corretta applicazione della Direttiva 91/271/CEE in materia di depurazione delle acque, che prevede adeguati sistemi fognari e di trattamento delle acque reflue per gli agglomerati con più di 2.000 abitanti equivalenti; 2. dalle due procedure istruttorie EU Pilot per l’inadeguata applicazione della Direttiva Quadro Acque (2000/60/CE)”. Si legge così in una nota di Fabrizia Arduini presidente WWF Zona Frentana e Costa Teatina Onlus.