Pescara. “Non volevamo mai scrivere questo comunicato, ma volevamo scrivere un’altro tipo di messaggio, considerando che ci stiamo avvicinando alle feste natalizie , volevamo augurare ai Corrieri D’Italia un buon Natale a loro e alle loro famiglie.
Purtroppo oggi dobbiamo ancora segnalare un’altra morte sul lavoro, un lavoro, che dovrebbe essere sostentamento ad una famiglia e non la morte.
Ad Ortona un Corriere consegna l’ultimo pacco, l’ultimo pacco della sua vita, in nome della “produzione,” per non incorrere in sanzioni o peggio non avere riconfermato il contratto di lavoro, devono subire carichi di lavoro disumani.
E’ ora di dire basta, basta alle morti sul lavoro, è ora di inserire seri provvedimenti per coloro che non trattano le lavoratrici e i lavoratori come persone umane, le lavoratrici e i lavoratori hanno un GRANDE DIRITTO TORNARE A CASA , TORNARE DAI PROPRI CARI e non uscire la mattina per andare a lavorare e non tornarne mai più.
Noi rivolgiamo un appello ai politici, il problema dell’Italia non è il reddito di cittadinanza, ma tornare a casa vivi quando si lavora e di legiferare in maniera tale, chi non fa sicurezza deve andare in GALERA.
Nel periodo pandemico dove tutti i cittadini d’Italia erano rinchiusi nelle proprie abitazioni i nostri EROI, cosi noi li vogliamo definire TUTTI I CORRIERI D’ITALIA, si recavano presso le abitazioni dei nostri concittadini a consegnare ciò che avevano ordinato nella piattaforma di AMAZON e non, con carichi di lavoro e tempistiche assurde.
In quel periodo le lavoratrici e i lavoratori in silenzio e senza lamentarsi ubbidivano e per conto dello stato italiano, servendo la popolazione italiana.
Vi ricordiamo che in quel periodo i dispositivi di protezione individuale (DPI) non si trovavano, (ricordiamo gli eroi della sanità che ne erano sprovvisti) e senza protezione i Corrieri imperterriti facevano il proprio dovere, lo facevano senza lamentarsi, mettendo in serio pericolo la loro incolumità e quella dei propri familiari e non si sottraevano alle loro responsabilità, la responsabilità di consegnare quel pacco a domicilio, sapendo che la nostra collettività avevano bisogno di loro”. Si legge così in una nota della Uiltrasporti Abruzzo.