Chieti. La TIM SpA, che già nel 2017 aveva presentato un ricorso al TAR contro il regolamento antenne allora approvato a Chieti (il 22.9.2017) ha ora reiterato la propria iniziativa integrando il precedente ricorso con motivi aggiuntivi in relazione al nuovo Regolamento comunale per l’installazione degli impianti di telecomunicazione, quello varato all’unanimità il 27 settembre dello scorso anno. Gli avvocati della TIM contestano il Regolamento su vari punti.
Ad esempio nell’art. 7 l’inserimento tra i luoghi sensibili, nei quali è vietata l’installazione di antenne, accanto a scuole e ospedali, di luoghi di culto, oratori e loro pertinenze. Le motivazioni dell’amministrazione municipale, cui anche la legge regionale sull’inquinamento elettromagnetico impone di salvaguardare la salute dei cittadini, sono evidenti: far sì che là dove si radunano molte persone siano evitate emissioni, e in tal senso i luoghi di culto certamente non sono meno sensibili di istituti di formazione e case di cura. Un altro dei punti sui quali TIM evidentemente non apprezza il Regolamento è là dove si specifica, nell’art. 1, che è vietata l’installazione di impianti di quinta generazione, il cosiddetto 5G, sino a quando non ci saranno certezze sulla loro innocuità per i cittadini. Nel ricorso gli avvocati della TIM sottolineano che le sperimentazioni in corso in Italia e autorizzate dal MISE, Ministero per lo sviluppo economico, sono soltanto tecniche e non riguardano la salute. Ed è proprio questo il problema: TIM è una società di capitali e come tale può legittimamente preoccuparsi solo dei propri affari. Le autorità municipali hanno invece il preciso e prioritario dovere di tutelare anche gli abitanti del territorio. Del resto, al di sopra di ogni altra normativa, è la Costituzione della Repubblica Italiana a sancire, nell’Art. 32, che «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività» e che «La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana».
Il WWF Chieti-Pescara, che aveva chiesto l’inserimento della norma cautelare nel Regolamento e aveva pubblicamente elogiato il Consiglio tutto per averlo fatto, si schiererà accanto al Comune in difesa del diritto alla salute. L’associazione ha infatti inviato all’amministrazione municipale una nota nella quale illustra le proprie motivazioni contro il ricorso TIM e ha dato mandato all’avv. Francesco Paolo Febbo perché predisponga l’atto di intervento del WWF al TAR.
«Sono certa – dichiara la presidente del WWF Chieti-Pescara Nicoletta Di Francesco – che il Comune, chiunque sieda di volta in volta in maggioranza o all’opposizione, ha a cuore la salute dei cittadini al di là di ogni interesse elettorale e il Regolamento votato da tutti in qualche modo lo dimostra. Per questo lo appoggeremo in Tribunale. Chiediamo però al sindaco Di Primio di rafforzare il divieto con una propria ordinanza per vietare la sperimentazione e l’installazione di impianti 5G in attesa di chiarimenti sugli effetti che tale tecnologia potrebbe avere sulla salute, motivando adeguatamente tale scelta, come hanno fatto in Italia tanti primi cittadini, in Abruzzo ad esempio recentemente quello di Giulianova».