Chieti. Venerdì 6 marzo prossimo, nel Campus universitario di Chieti sarà inaugurato il “Pomario della Biodiversità”, un impianto di alberi da frutto che saranno messi a disposizione dei frequentatori del campus.
All’inaugurazione, o meglio, alla piantumazione dell’ultimo albero, saranno presenti il Magnifico Rettore dell’Università “G. d’Annunzio”, Sergio Caputi, e il Direttore del “Parco Nazionale della Majella”, Luciano di Martino. Con questa iniziativa l’Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” si illumina di meno per celebrare la “Giornata del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili” promossa da “Caterpillar” di “RAI-Radio2”. Lo fa con una azione concreta che accoglie l’invito alla riforestazione. Il “Pomario della Biodiversità” è un simbolico campo-catalogo, dove sono conservate piante fruttifere di antiche specie e varietà autoctone del territorio Abruzzese che costituiscono una forte e significativa testimonianza della simbiosi dell’uomo con l’ambiente. Queste piante, oltre che una preziosa risorsa per le esigenze primarie di sostentamento e cura, esprimono concretamente la capacità di sfruttare con equilibrio le risorse naturali. Ecotipi e varietà endemiche caratterizzano il territorio delle antiche comunità e testimoniano il secolare lavoro di selezione operato dalla saggezza contadina. Le stesse piante, oggi, tornano all’attenzione dell’uomo per la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici, la rusticità, la resistenza alle avversità e il contenuto, nei frutti, di sapori e profumi che le odierne colture intensive, nella mania di omologazione, hanno trascurato.
Questo frutteto nasce dalla sinergia tra la consolidata attività di recupero della biodiversità operata dal “Parco Nazionale della Majella” e il fattivo impegno verso le tematiche dell’ambiente e della sostenibilità da parte dell’Università “G. d’Annunzio”. Nella scelta della collocazione all’interno dell’area verde del campus, è stato preferito un impianto che permette una diretta visibilità ed accessibilità delle piante che dovranno essere gli “alberi delle merende”. Studenti e visitatori, apprezzando il loro carattere “forte e gentile”, tipicamente abruzzese, sono invitati a consumare i frutti, mimando il gesto antico della diretta raccolta dall’albero, davvero a Km0, per rivivere e apprezzare qualità organolettiche quasi dimenticate.
“Difficile dire se in origine è stata la pianta a decidere di farsi notare dall’uomo – commenta il prof. Luigi Menghini, responsabile dell’Orto Botanico di Ateneo – o se è stato bravo l’uomo a capire gli enormi vantaggi che avrebbe ricevuto dalla conoscenza e dalla domesticazione del regno vegetale, ma di certo tra i due si è immediatamente instaurata una simbiosi che avrebbe portato vantaggi ad entrambi. Guardami con curiosità! Questo è l’invito di questi alberi, custodi e depositari di quel patrimonio immateriale che sono le nostre origini”. “Nel nostro arboreto – racconta la Prof. Michelina Venditti, Delegata di Ateneo alla RUS – vediamo tutti i temi più importanti: prodotti a Km0, riduzione dell’impatto ambientale, ottimizzazione delle risorse e dei processi, riduzione dell’inquinamento e degli inquinanti, miglioramento del benessere psicofisico, riduzione della CO2 e sostenibilità. Avvicinatevi, raccogliete i frutti ed imparate ad apprezzarli. Con questo invito – conclude la professoressa Venditti – vogliamo iniziare a formare consumatori consapevoli, responsabili dell’attivazione di un circolo virtuoso che favorirà lo sviluppo della coltivazione locale di queste cultivar.”