Chieti. L’Ordine degli infermieri e l’Ordine dei medici della provincia di Chieti non hanno intenzione di lasciare solo alcun collega. Infermieri e medici non sono e non devono diventare bersagli sui quali riversare rabbia e frustrazione causate da inefficienze del sistema. Gli operatori sanitari, in particolare gli infermieri e i medici, sono professionisti alleati dei cittadini e devono essere messi nelle condizioni di poter lavorare in sicurezza e tranquillità.
Sono sempre più frequenti e sempre più preoccupanti gli episodi di violenza ai danni dei professionisti sanitari, l’ultimo quello verificatosi ieri nel Pronto soccorso dell’Ospedale “SS. Annunziata” di Chieti che ha visto coinvolti due Infermieri. Il presidente dell’Ordine degli Infermieri della provincia di Chieti, Giancarlo Cicolini, esprime la massima solidarietà alle colleghe vittime di questa aggressione e sollecita interventi di prevenzione degli episodi di violenza a danno degli operatori sanitari. “Le istituzioni competenti identifichino i fattori di rischio per la sicurezza del personale – chiede Cicolini – e pongano in essere le strategie organizzative, strutturali e tecnologiche più opportune. E’ ben noto – afferma Cicolini – che in ambito sanitario e sociosanitario le aggressioni fisiche hanno raggiunto rispettivamente il 48% e il 27% degli operatori, in modo particolare nei servizi di emergenza-urgenza e nelle strutture psichiatriche, ma non vanno trascurati gli insulti e le minacce che, in maniera trasversale, raggiungono tra l’82% e il 64% degli operatori. È un tema che deve diventare di assoluta priorità di tutte le organizzazioni perché a pagare disservizi e condizioni inadeguate per un’assistenza degna di questo nome non siano i professionisti di prima linea”.
Il presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Chieti, Ezio Casale, sollecita la Asl ad attivare in tempi rapidi interventi strutturali per il Pronto soccorso del “SS. Annunziata”, in modo da “migliorare le condizioni di sicurezza e di lavoro degli operatori e garantire un’accoglienza dignitosa ed efficiente per i pazienti. Serve un posto fisso di Polizia attivo 24 ore su 24 – afferma Casale – e, in ogni caso, un servizio di vigilanza costante all’interno del Pronto soccorso. Va rafforzata la dotazione di personale, soprattutto nei momenti di maggiore afflusso. L’area per il triage va adeguata, dedicando un apposito locale che garantisca il rispetto della privacy delle persone”.
“Già dal novembre 2007 – ricorda Casale – il Ministero della Salute ha inviato a tutte le Regioni la Raccomandazione n. 8 che sollecitava interventi di prevenzione degli atti di violenza a danno degli operatori sanitari. Nulla o quasi, però, sembra sia stato fatto in tutti questi anni nella nostra regione, né presso i presidi ospedalieri dei Pronto soccorso né presso le sedi di guardia medica. Oltre a denunciare quest’inerzia delle istituzioni sanitarie nella messa in sicurezza delle strutture e del personale che vi opera, che stride molto invece con l’efficienza dimostrata quando si tratta di imporre sanzioni, come nel recente caso che vede coinvolti i medici di continuità assistenziale, le riterremo moralmente responsabili di ogni ulteriore atto di violenza che malauguratamente dovesse verificarsi nei confronti del personale sanitario.”
Le federazioni nazionali degli Ordini degli infermieri e dei medici da alcuni anni stanno monitorando il fenomeno al tavolo dell’Osservatorio per la sicurezza e la prevenzione della violenza sugli operatori sanitari, istituito presso il Ministero della Salute: si evidenziano ancora, in alcuni casi, la totale assenza di segnalazione, mentre alcune realtà sanitarie si caratterizzano per un’attenzione mirata solo verso specifici eventi sentinella (ad esempio suicidio, cadute, atti di violenza a danno di operatore).
La prevenzione degli episodi di violenza a danno degli operatori sanitari richiede che l’organizzazione sanitaria identifichi i fattori di rischio per la sicurezza del personale e ponga in essere le strategie organizzative, strutturali e tecnologiche più opportune, diffonda una politica di tolleranza zero verso atti di violenza nei servizi sanitari, incoraggi il personale a segnalare prontamente gli episodi subiti e a suggerire le misure per ridurre o eliminare i rischi e faciliti il coordinamento con le Forze dell’ordine o altri soggetti che possano fornire un valido supporto per identificare le strategie atte a eliminare o ad attenuare la violenza nei servizi sanitari.