Chieti. Le più recenti esternazioni che provengono da Pescara sul nodo del DEA di secondo livello impongono un intervento. Il problema è noto: la Regione ha seguito la logica indicando un super ospedale condiviso tra quelli di Chieti e della città dannunziana e sta operando perché così avvenga. Da Pescara si insiste invece su una scelta di campanile che privilegi esclusivamente il nosocomio adriatico, contro ogni convenienza per l’Abruzzo e con prese di posizione a dir poco originali come quelle che vorrebbe, in caso di bisogno, il trasferimento a Pescara dell’intera equipe teatina di cardiochirurgia, magari con tutte le attrezzature!
Non entriamo in una polemica inaccettabile visto anche che il piano della Regione è frutto del lavoro di una commissione appositamente costituita nel 2016 composta da dirigenti del Dipartimento della Sanità, dai direttori generali di entrambe le ASL, da medici e tecnici e ha avuto recentemente anche un sostanziale via libera dal Ministero. Osserviamo soltanto che una città che vuole crescere non può certo farlo avocando a sé ogni e qualsiasi funzione come se il resto del territorio non esistesse.
Siamo del resto convinti che simili pressioni vadano ben oltre il legittimo interesse di difendere la propria città e non possano che essere rifiutate dalla stragrande maggioranza degli abruzzesi.
Il campanilismo elevato a sistema del passato è quello che ha frenato negli anni lo sviluppo di questa regione e le ha impedito di raggiungere traguardi cui si sarebbe potuto ragionevolmente aspirare.
È ora di iniziare invece a ragionare con una ottica meno miope e a costruire insieme un futuro migliore per tutti e non per un solo territorio. La politica abruzzese non potrà permettere che un esasperato campanilismo porti ogni cosa a essere risucchiata in un unico grande buco nero.
Una regione che non riuscisse a imporre le regole dell’equità e soggiacesse alle pretese di chi grida più forte sarebbe destinata a vedere spegnere la propria luce e a collassare.