Fossacesia. Diverse associazioni del Coordinamento Tu Vi.Va evidenziano criticità e chiedono verifiche a Procura, Guardia di Finanza ed enti.
“Dopo una prima segnalazione verbale fatta già domenica sera, ieri e stamattina – si legge in una nota – diverse associazioni aderenti al Coordinamento Tu Vi.Va. hanno già depositato almeno 4 diversi esposti alla procura di Lanciano e a più enti, dalla Soprintendenza al comune di Fossacesia passando per la Regione Abruzzo, per chiedere che sia fatta luce sul cantiere che sulla spiaggia di Fossacesia ha gettato cemento praticamente sul bagnasciuga per i lavori di realizzazione di uno stabilimento balneare (ora, secondo quanto appreso dalla stampa, il cantiere sarebbe fermo per scelta del proprietario).
Le associazioni ricordano che la legge obbliga a mantenere, h24 e 365 giorni l’anno, libera una fascia di 5 metri dal bagnasciuga per permettere il libero transito a persone e mezzi di soccorso.
Qui invece le onde si frangono direttamente sul cantiere, con immagini inequivocabili.
Inoltre il Piano Paesistico impone di usare sulla spiaggia materiale facilmente amovibile e non certo calcestruzzo e fondazioni profonde metri.
Il Piano del Demanio del Comune di Fossacesia impone una distanza dal mare alle strutture di 25 metri.
Negli esposti si chiede altresì di verificare se è stata svolta la procedura di Valutazione di Incidenza Ambientale essendo il cantiere a soli 50 metri dal Sito di Interesse Comunitario della Foce del Sangro, a testimonianza del valore naturalistico e paesaggistico dell’area. La Valutazione è obbligatoria anche per opere esterne al sito che però possono creare effetti negativi come, ad esempio, il disturbo causato dal rumore alle diverse specie.
Infine si chiede di verificare la correttezza e la legittimità delle eventuali autorizzazioni rilasciate e, in caso di sopraggiunte variazioni della linea di costa e dello stato di fatto, se queste siano state tempestivamente comunicate dall’impresa e dal direttore dei lavori agli enti per il necessario riesame della pratica.
In ogni caso è una situazione assurda: dopo decenni passati a parlare di turismo sostenibile, come si legge all’inizio di tutti i piani demaniali, ci troviamo ancora a dover combattere il cemento sulle spiagge”.