Chieti. “Ho ricevuto oggi la comunicazione di riammissione in comunità da parte del Dipartimento Prevenzione della Asl Lanciano Vasto Chieti, visto che sono trascorsi 21 giorni dall’esito di positività al Covid-19. E’ stato un periodo difficile, durissimo, perché non sono stato risparmiato dalla ferocia del virus, che toglie il respiro e le forze, ti schianta e non ti dà tregua. Mi ci vorrà del tempo per recuperare le energie e una condizione di normalità, ma il ricordo del periodo vissuto, di cui porto ancora addosso i segni, sarà incancellabile. E’ per questo vissuto di sofferenza assoluta che mi ha fatto profondamente male questa mattina, alla mia prima e brevissima uscita, incontrare in centro a Chieti tante persone senza mascherina. Sono stato anche irriso da alcuni che avevo invitato a indossarla, che non si sono scomposti e hanno proseguito come se nulla fosse, facendosi beffe di me. E’ stato un pugno nello stomaco, che mi ha lasciato stordito, perché mi chiedo cosa può essere più convincente se non sono bastati i quasi mille morti di ieri, se non bastano quelli che contiamo in provincia di Chieti ogni giorno, così come i 79 nuovi positivi che vanno ad aggiungersi ai precedenti e che fanno in tutto 5.675 alla data di oggi. Non posso credere che resistano ancora comportamenti superficiali e irresponsabili, che ci siano persone che ancora non hanno compreso la gravità del momento e di quello che stiamo vivendo. Non posso credere che la nostra salute continua a essere messa in pericolo per leggerezza o strafottenza di una parte, portata a pensare che tanto tocca agli altri. Nessuno in questa fase può ritenersi al riparo dal contagio né essere sicuro che ne siano preservate le persone della propria cerchia: per questo dobbiamo evitare i contatti, per sbarrare la strada al virus che viaggia e si diffonde attraverso le persone.
Voglio, invece, pensare che questa mattina le persone incontrate senza mascherina siano una sparuta minoranza e che li abbia trovati tutti sulla mia strada. A tutti gli altri mi rivolgo da persona contagiata, prima ancora che in veste di direttore di un’Azienda sanitaria, appellandomi al loro senso di responsabilità, che li induca a proteggere se stessi e gli altri rispettando le misure minime di precauzione che conosciamo. I comportamenti dei singoli fanno la differenza sulla salute collettiva, sono determinanti e chi lo ignora si rende colpevole, perché mette a rischio gli altri e, a volte, la loro stessa vita. La medicina sta facendo la propria parte, in fretta e bene, il resto tocca a noi”.