Chieti. Dopo circa due mesi di indagini svolte dal personale della Digos della Questura di Chieti, è stato denunciato in stato di libertà D. V. R., 72enne di Chieti, per stalking e maltrattamenti ad animali.
L’uomo, dal 31 luglio al 17 settembre scorsi ha appeso numerosi ratti morti sulle autovetture di proprietà ed in uso ad Alessandro Giardinelli ed alla coniuge Giudice di Pace operante a Chieti, Francavilla al Mare e Lama dei Peligni, destando con questi comportamenti un grosso allarme alla famiglia che viveva in un clima di forte paura e nella comunità teatina che ha ricondotto i gesti intimidatori all’attività politica dell’uomo o a quella di giudice della moglie. I ratti venivano prima intrappolati in una gabbia con chiusura a molla, lasciati morire e successivamente “impiccati” con un filo di ferro per poi essere appesi agli specchietti laterali delle autovetture dei coniugi e in un caso della figlia 17enne (una minicar). Gli episodi sono stati complessivamente 5. Dopo l’attività di indagine svolta dagli investigatori della Digos c’è stata l’individuazione dell’uomo che con i suoi gesti minacciosi e molesti e con la sua condotta reiterata aveva creato un allarme sociale ed una grande apprensione e preoccupazione ingenerando nelle vittime uno stato di ansia e di timore che ha avuto un effetto destabilizzante su tutta a famiglia.
“Abbiamo ricevuto la denuncia da parte di Giardinelli e della moglie – ha spiegato il questore di Chieti Filippo Barbosa – per questi fatti che potevano sottendere mille avvertimenti, si doveva capire quale. Questa situazione ha destabilizzato la vita all’interno del nucleo familiare ed abbiamo pensato che si trattasse di un avvertimento perché riguardava soltanto la famiglia Giardinelli. Abbiamo seguito l’attività lavorativa del consigliere che negli ultimi mesi era stato protagonista di un cambio di gruppo consigliare e di diversi interventi veementi in Consiglio, abbiamo seguito anche l’attività della moglie, Giudice di Pace, le minacce potevano riguardare entrambi. Abbiamo bisogno dell’aiuto delle persone per poter arrivare a delle conclusioni, quando non c’è incontriamo diverse difficoltà, in questo caso la famiglia Giardinelli ha collaborato e siamo risaliti al colpevole. Siamo intervenuti perché questa famiglia non era in condizioni di serenità, la nostra è stata un’attività d vigilanza”.
“In primo luogo – ha detto Alessandro Giardinelli – vorrei ringraziare la Polizia di Stato di Chieti ed in special modo il Questore di Chieti Filippo Barboso, Patrizia Traversa e tutto il personale della Digos, che hanno condotto le indagini in modo eccellente; in particolare durante il periodo delle indagini, tutti loro hanno operato con alta professionalità sia nella ricerca dell’autore del reato, sia assicurando la sicurezza alla nostra famiglia, che in questo modo si è sentita tutelata dalle forze di Polizia. Ritengo importante che la Polizia di Stato di Chieti ancora una volta abbia dimostrato che nella nostra città l’alta vivibilità è assicurata dalla loro indispensabile opera, facendo in modo di rendere percepibile al cittadino di vivere in un territorio sicuro e controllato, nel quale non c’è spazio per chi voglia commettere reati di qualsiasi genere. Quale cattolico credente mi sento di perdonare l’autore reo-confesso del reato, ma la Giustizia dovrà fare il suo corso nel rispetto delle Leggi dello Stato e nel rispetto della civica convivenza sociale”.
Francesco Rapino