Chieti. “Nascosto dalle fantastiche luci e dai colori del Centro Commerciale Megalò di Chieti nella vallata dello Scalo, simbolo della grande distribuzione e del ‘progresso’ della società capitalista globalizzata, si cela il degrado del ‘Parco Fluviale‘, caduto dolosamente troppo in fretta e da troppo tempo nel dimenticatoio più assoluto”.
E’ la denuncia dello storico e politologo teatino Cristiano Vignali, che aggiunge: “Così al fine di ricordare agli smemorati di professione a tutti i livelli,il mare di promesse non mantenute, di progetti mai realizzati, mettendo a nudo lo squallore del “Parco Fluviale”: mai aperto al pubblico, desolato, sprovvisto dei servizi essenziali come cestini, panchine,idonea illuminazione e bagni pubblici, coperto da lussureggianti erbacce e ridotto a discarica abusiva, rifugio ideale per i vagabondi e vittima predestinata dei vandali; ho girato una video-denuncia con immagini che si commentano da sole, affinché le autorità competenti intervengano per quanto di loro competenza per “dare un senso” all’ennesima incompiuta teatina. Secondo il protocollo di intesa tra il Comune di Chieti e la ditta costruttrice del Megalò la consegna doveva essere contemporanea a quella del centro commerciale. Ma a febbraio 2005, a negozi aperti,l’Ingegner Domenico Merlino, il progettista della mega opera (nonché di altri due importanti lavori come il Villaggio dei Giochi del Mediterraneo nei pressi del Campus Universitario di Chieti di Via dei Vestini e l’ ’autodromo sponsorizzato da Jarno Trulli) ammetteva il ritardo e assicurava la consegna entro maggio 2005: però è passato quasi un decennio e dell’ultimazione del “Parco Fluviale” nemmeno l’ombra. Cosa doveva esserci? Ricordando le parole del progettista, i cittadini avrebbero dovuto fruire di verde attrezzato, alberi, panchine lungo la fascia tra il fiume e gli argini artificiali larga tra i 120 ed i 150 metri e lunga quasi 3 Km. Un parco che molti avevano definito ““subacqueo”” perché costruito all’interno degli argini che dovrebbero frenare una eventuale esondazione del fiume Pescara. Il parco era l’opera che il privato doveva realizzare per la collettività come parte integrante dell’accordo generale, ma non si capisce per quale motivo sembra argomento passato in secondo piano mentre gli affari del centro commerciale vanno a gonfie vele. Invece, il Parco Fluviale del Megalò è in agonia ancor prima di essere inaugurato a causa dell’incuria di chi doveva operare e non l’ha fatto. La struttura è stata inspiegabilmente lasciata in balia dei vandali e dei vagabondi e versa in condizioni pietose come si evince dal reportage video. Ciò che appare al visitatore è uno spettacolo veramente desolante: di verde non se ne vede e una sensazione di squallore domina tutta l’area, che doveva diventare, secondo il meraviglioso progetto iniziale un punto di riferimento naturalistico e paesaggistico per tutto l’hinterland teatino. A peggiorare la situazione, si è innestata anche la diatriba delle competenze dell’area fra il Comune di Chieti e quello di Cepagatti,poiché a quanto pare il piccolo centro pescarese (che può essere considerato probabilmente un sobborgo del Capoluogo teatino, gravitando nell’area economica di Chieti Scalo) ha portato avanti una battaglia campanilistica per “sottrarre” il sito del Megalò con annessi e connessi al territorio teatino, usando come pretesto lo spostamento di qualche metro del fiume che divide i due Comuni che ci sarebbe stato accidentalmente nel corso degli anni,probabilmente per qualche lavoro di consolidamento, che farebbe ricadere una piccolissima parte della struttura, praticamente finanziata interamente dal Comune di Chieti, nel territorio di Cepagatti. Pertanto – conclude Vignali – morale della favola, milioni di euro sono stati sperperati inutilmente per una struttura considerata di pubblica utilità che di fatto non è mai stata usufruibile e dovranno essere investiti nuovi soldi se si vorrà rimettere il tutto in sesto”.