Chieti. Si avvia verso la conclusione il processo in corte d’Assise a Chieti per la morte di Simone Daita, il 53enne di Chieti deceduto dopo essere stato in coma per un anno, colpito al volto la notte del 28 febbraio del 2015 in piazza Vico a Chieti, davanti a un bar, da Emanuele D’Onofrio, operaio (24) di Chieti accusato di omicidio preterintenzionale.
Oggi la Corte ha sentito tre testimoni e fra questi Guido Del Toro, 23 anni, che quella notte era in piazza Vico. “Non avevo mai visto Daita, ma era visibilmente alterato, aveva la camminata instabile, faceva fatica a parlare – ha detto Del Toro ai giudici rispondendo alle domande di accusa, difesa e parte civile. Emanuele era appoggiato alla serranda del negozio di ottica, ed un certo punto scambiava alcune battute con Simone che poi sferra un pugno a Emanuele il quale va contro la serranda e risponde con un pugno. Daita – ha aggiunto Del Toro – dopo il pugno si è buttato contro Emanuele perché perdeva equilibrio. Ho visto un pugno di Emanuele, non ho visto se il pugno di Daita è andato a segno, era un po’ barcollante. L’azione – ha concluso il testimone rispondendo all’avvocato Roberto Di Loreto, difensore dell’imputato – è durata pochissimo, pochi secondi”. Una ricostruzione questa che, secondo la difesa, delinea un quadro di legittima difesa dal momento che D’Onofrio avrebbe reagito ad un pugno sferratogli da Daita e che conferma la versione fornita dall’operaio sin dalla fase iniziale delle indagini ovvero di aver colpito una sola volta Daita.
La Corte ha anche sentito Rosamaria Zocaro, medico anestesista presso la Rianimazione dell’ospedale di Pescara. ”Daita è stato diversi giorni in coma, non ha mai ripreso conoscenza – ha detto tra l’altro il medico. Per farlo sopravvivere abbiamo dovuto utilizzare le tecniche della rianimazione intensiva’. Quindi, rispondendo una specifica domanda del pm Giuseppe Falasca, ha sostenuto che c’è continuità clinica fra le cause del ricovero e il decesso di Daita. Il processo è stato aggiornato al prossimo 8 gennaio per sentire il consulente della difesa, un ultimo testimone e le dichiarazioni spontanee di D’Onofrio. Quindi i giudici si ritireranno in camera di consiglio per la sentenza. (ANSA).