Chieti. Dopo le secche repliche degli studenti, a smentire il rettore dell’univerisità D’Annunzio sulla questione delle infiltrazioni d’acqua all’interno della facoltà di Farmacia ci ha pensato oggi lo stesso controsoffitto marcio, che è crollato sui banchi di un’aula lettura. Nessun vandalo, quindi, come aveva sostenuto Di Ilio, e i ragazzi ironizzano: “Saranno state le bombe dei terroristi?”.
La polemica, pesante come il temporale di quel martedì, si era sollevata dall’interno della facoltà di Farmacia dell’università di Chieti lo scorso 4 settembre. Erano stati gli studenti a filmare come l’acquazzone che scrosciava all’esterno si ripercuotesse dentro i locali dell’ateneo, passando dai pannelli di cartongesso del controsoffitto e allagando varie aule. Subito la replica del rettore Carmine Di Ilio: “Il video è stato girato il giorno prima, quando dei vandali hanno allagato il campus aprendo gli idranti antincendio”. Ma la protesta studentesca, a quel punto, ha sollevato una critica ancora più dura nei confronti del manager accademico, smentendolo sulle “false affermazioni di replica” e testimoniando che “a far allagare Farmacia è stato il temporale”, spiegando anche che “l’acqua si infiltra e scola dentro ogni volta che piove”. In tanti dalla D’Annunzio hanno contattato Cityrumors, promettendo indignati che avrebbero dimostrato al rettore, con tanto di prove, la loro verità.
Ed ecco che, alla prima occasione, complice la perturbazione Medea, la prima prova è stata prodotta: è successo oggi che una larga parte della controsoffittatura di una sala lettura è crollata, frantumandosi sui banchi sottostanti, fortunatamente vuoti. L’incidente è stato fotografato da uno studente, che oltre ad inviarci lo scatto lo ha anche postato su Facebook. Immediati i commenti dei colleghi: “Ma che le paghiamo a fare le tasse?”, chiede sgomenta una ragazza. Mentre altri velano di ironia la frecciata indirizzata al rettore: “Aiuto, sono tornati i vandali?”. “Sono stati i terroristi con le bombe”, scherzano ancora due studentesse. Ma da ridere, in realtà, c’è davvero ben poco.