Atessa. “Cosa potrà accaderci? Sevel cambierà denominazione e procederà come avvenuto nello stabilimento di Pomigliano ad un licenziamento collettivo e successive assunzioni mirate vincolate dalla firma dell’accordo/contratto? Applicherà l’accordo/contratto previsto per i futuri dipendenti di Mirafiori con eventuali modifiche e/o correzioni senza stravolgimenti societari?”.
Sono i quesiti sollevati dall’Usb, che proclama quattro ore di sciopero alla Sevel di Atessa per venerdi 7 ottobre. A preoccupare la sigla sindacale il fatto che, con l’uscita da Confindustria, “Fiat non ha più intenzione di rispettare le regole contenute nel C.C.N.L. dei metalmeccanici, giudicate inefficaci ed inutili per il raggiungimento dei propri obiettivi produttivi. Ha semplicemente messo in pratica quanto contemplato ed anticipato nell’Accordo del giugno 2010 siglato dai confaziendali a Pomigliano D’Arco”.
Secondo la sigla, la fuoriuscita dall’associazione degli industriali sarebbe avvenuta dopo aver ottenuto la possibilità non più remota di licenziamenti individuali mediante accordi sindacali come previsto dall’articolo n° 8 della recente manovra finanziaria.
“Il ritiro preannunciato” continua la nota dell’Usb “è conseguenza della mancata concessione della retroattività di tale articolo nella stesura definitiva dell’accordo interconfederale del 28 giugno scorso. Le varie forme di flessibilità di assunzioni,oraria,degli straordinari etc. evidentemente non soddisfano le fameliche ambizioni del metalmeccanico milionario che in nome della competitività e del dio mercato equipara i lavoratori ad un qualsiasi costo aziendale e come tale va contenuto o all’occorrenza dimezzato,lasciando inalterati i ritmi produttivi con l’introduzione del sistema ergo-uas, non risorse umane da valorizzare e premiare. Tale decisione unilaterale non comporterà conseguenze per i vertici aziendali mentre per noi lavoratori verranno meno le garanzie contenute nel C.C.N.L. Di fronte a simili scenari e al perpetrarsi di atti unilaterali da parte aziendale in merito alle regole che dovrebbero vincolare il rapporto di lavoro non possiamo restare indifferenti”.