Lanciano. Un agente della guardia di finanza, Crescenzo Di Marzio, brigadiere in servizio dal 2000 nella tenenza di Lanciano, è stato arrestato questa mattina per il reato di concussione. Secondo l’accusa, l’agente avrebbe richiesto denaro in cambio di omessi controlli a commercianti del comprensorio frentano.
La misura cautelare degli arresti domiciliari è stata disposta dal gip del tribunale di Lanciano, Francesca Del Villano Aceto, su richiesta del pm Rosaria Vecchi. Per la prima volta sono stati sequestrati anche beni immobili, secondo una norma approvata nel 2006 che autorizza il sequestro dei patrimoni dei pubblici ufficiali corrotti o concussori: 2 appartamenti, 3 terreni e 120mila euro di titoli in banca intestati sia all’indagato che al figlio, per un valore complessivo di circa 720mila euro.
“Beni che risultano incompatibili con lo stipendio da finanziere” ha spiegato il sostituto procuratore della Repubblica di Lanciano, Rosaria Vecchi. “Un appartamento e un fabbricato a Poggio Imperiale per un valore di 400mila euro, titoli per 120mila euro. Al figlio sono stati sequestrati beni immobili e terreni per circa 200mila euro complessivi”. “Crediamo molto nelle misure cautelari, in particolare quelle che vanno a colpire i patrimoni” ha aggiunto il procuratore di Lanciano, Francesco Menditto. “Nel caso vengano confermate le tesi dell’accusa nel processo che inizierà di qui a breve, i beni immobili sequestrati andranno destinati a fini sociali, come ci impone la legge”.
Come ha spiegato la titolare dell’inchiesta, Rosaria Vecchi, “si tratta di atti di concussione reiterati nel tempo, accertati dal 2008 al 2011. L’agente si comportava seguendo lo stesso modus operandi, nei comuni di Perano, Tornareccio, Lanciano, Palombaro e Lama dei Peligni. Visitava esercizi commerciali, ristoranti, gallerie d’arte, macellerie, facendo intendere quali fossero le potenzialità dell’attività della Guardia di Finanza. Elevava una contravvenzione regolarmente, per far capire quali sarebbero state le conseguenze di continui controlli fiscali, inducendo così timore nel commerciante, che finiva per acconsentire alla richieste dell’agente. Che, in un secondo momento, tornava da solo e fuori servizio nell’esercizio commerciale: a questo punto venivano offerte merci svariate, forniture di carni di notevoli importi, cene non pagate in compagnia di altre persone. L’indagato accertava così che il commerciante era in regola dal punto di vista fiscale e lasciava intendere che l’accordo era raggiunto.
L’agente, al momento sospeso dall’attività, è accusato di concussione e di falso per distruzione di un atto pubblico, in quanto in un caso avrebbe soppresso un verbale che comportava la chiusura di un esercizio commerciale, giunto alla terza contravvenzione.
“Il militare destinatario della custodia cautelare” ha detto il comandante della Guardia di Finanza di Chieti, Paolo D’Amata, affiancato dal comandante della Polizia Tributaria di Chieti, Gabriele Miseri e dal comandante della tenenza di Lanciano, Marta Compagnone “negli ultimi due anni era assegnato a compiti di uffici, mentre prima operava all’esterno. Icommercianti sanno questo, che si tratta di una singola persona: i verbali legali si fanno in due, non da soli, essendo solo un indagato vuol dire che l’agente operava in solitudine. La Guardia di Finanza è un Corpo sano, che fa un lavoro oscuro importantissimo, oggi siamo fieri di essere seduti qui al fianco del procuratore. La nostra collaborazione, in particolare quella della tenenza di Lanciano, è stata fondamentale per questa inchiesta”.
Le indagini, partite nella primavera del 2011, si sono avvalse di “tutti i mezzi che la polizia giudiziaria utilizza in questi casi”, intercettazioni, video e testimonianze di sei commercianti. “Non è mai piacevole annunciare l’arresto di un pubblico ufficiale che avrebbe un obbligo di fedeltà nei confronti della Procura e dello Stato, ma” ha concluso il sostituto procuratore Vecchi “è ferma intenzione di questa Procura perseguire i comportamenti scorretti dei pubblici ufficiali”.