Chieti. In queste ultime ore la Sevel ha provveduto a richiedere ulteriori sacrifici a chi lavora nella fabbrica del Ducato. Lavoro straordinario a luglio (cinque giornate), ferie scaglionate (da giugno ad ottobre), recupero a data da destinarsi delle fermate tecniche e, per completare l’opera, straordinari a fine turno per chi lavora di notte.
“Proprio su questo ultimo punto – si legge in una nota della Fiom – diciamo che si è raggiunta quella condizione di mancato rispetto che mai avremmo immaginato negli anni passati.vTanti giovani neoassunti, che operano sul turno di notte, sono stati invitati a prestare lavoro straordinario per tre ore. La domanda che poniamo è la seguente: può un lavoratore, dopo otto ore di lavoro prestato sul turno di notte, esausto ed assonnato, restare in fabbrica, sulla catena di montaggio, per ulteriori tre ore? La nostra risposta è no. Quello che accade ormai da mesi è da paleolitico dell’industria: ridurre le pause corrisponde a togliere alle persone che lavorano il Diritto ad avere un giusto periodo di riposo; aumentare i carichi di lavoro significa esporre chi opera al rischio che la vita lavorativa diventi un inferno; ignorare la logica di ridistribuzione della ricchezza rappresenta il mancato riconoscimento dei sacrifici profusi nel tempo; pretendere di lavorare al sabato ed alla domenica, tra l’altro nel mese di luglio, significa peggiorare notevolmente la condizione di vita; obbligare le persone a fruire le ferie in maniera scaglionata, determina un dissesto totale dei piani di vita delle famiglie; non contrattare, non discutere, rivela la volontà di imporre con autorità le scelte che fanno bene ad una sola parte; pretendere che le persone si rechino a lavoro, quando la Sevel sa che la fabbrica resterà ferma per ragioni tecniche, per poi rispedirle a casa è offensivo; chiedere a chi ha lavorato di notte di svolgere turni di lavoro da undici ore è intollerabile. Inoltre, le persone che hanno lavorato di notte per undici ore, sono nelle condizioni di poter affrontare il viaggio di ritorno? Non abbiamo più parole”.
“Dinanzi agli ultimi eventi – conclude la nota – la Fiom si riunirà il 30 giugno per decidere tutte le iniziative del da adottare, di lotta, legali e di confronto con le istituzioni. Le persone vanno rispettate in quanto uomini e donne che lavorano per la loro dignità e per quella delle loro famiglie, concetto che va difeso e sostenuto anche in fabbrica. Le persone non hanno bisogno soltanto del sostentamento economico, ma anche di essere rispettate e valorizzate. La produttività non può surclassare la vita”.