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Ipasvi Chieti: ‘Nella riorganizzazione del sistema sanitario la giunta regionale continua a dimenticare gli Infermieri’

Chieti. “La Regione Abruzzo sta facendo un grande sforzo per cercare di coniugare i nuovi bisogni di salute della gente (aumentati) con le risorse disponibili (diminuite)”.

 Si legge così in una nota di Giancarlo Cicolini, presidente dell’ipasvi di Chieti, che aggiunge: “L’applicazione del Decreto 70/2015 è un passaggio fondamentale per la nostra Regione per uscire dal Commissariamento, ma alla popolazione devono essere garantiti i servizi sanitari e la continuità delle attività assistenziali a livello ospedaliero, residenziale, territoriale e domiciliare. É molto forte la preoccupazione del Collegio IPASVI della Provincia di Chieti, Ente di Diritto Pubblico che rappresenta 3.400 Infermieri, relativamente alla possibilità che le necessità di riequilibrio economico prevalgano sulle necessità di garantire la migliore risposta possibile ai bisogni di salute delle persone. Riscontriamo attualmente che il prezzo più alto per avvicinare il riequilibrio economico-finanziario del Sistema Sanitario della Regione Abruzzo è stato pagato dagli Infermieri e dal personale di supporto, in netta controtendenza con quanto effettivamente necessario per soddisfare i bisogni assistenziali degli utenti perché è di assistenza che i nostri utenti (che si ricorda essere i committenti e i finanziatori del sistema) hanno bisogno”.

“I dati ISTAT (fonte dati Istat 2014 – Regione Abruzzo) – prosegue Cicolini – offrono un quadro chiaro della nostra realtà regionale: aumento della vita media (22% di persone con età > 65 anni e 11% di persone con età > 75 anni); aumento delle patologie cronico degenerative e un aumento generalizzato della complessità assistenziale (circa 55.000 persone con fragilità e disabilità, di cui 30.000 nelle province di Pescara e Chieti), un aumento dei decessi per tumore (3.531, con trend in crescita), 5.770 decessi per problemi al sistema cardio-circolatorio (stabile), 1.001 decessi per problemi al sistema respiratorio (stabile), 1.037 decessi per problemi al sistema nervoso (trend in aumento); i dati socio-economici evidenziano un aumento delle condizioni di povertà e un aumento delle famiglie costituite da un solo componente (155.000 su circa 530.000), con conseguente maggiore domanda di servizi. Ci si aspetterebbe un intervento radicale, con interventi finalizzati a riorganizzare la sanità in modo da garantire la presa in carico globale dell’utente, degli anziani dei malati cronici e dei pazienti fragili in generale. Ci si aspetterebbe una sempre maggiore presenza di infermieri per soddisfare i bisogni assistenziali, ma ancora oggi: le dotazioni organiche non sono adeguate rispetto alle complessità assistenziali; gli standard di riferimento sono legati a determinazioni e criteri obsoleti; le assenze dal servizio per benefici di legge (es. gravidanze, 104, part-time etc.) non trovano autorizzazione alla sostituzione; il turnover pensionistico non viene assicurato e non viene autorizzato nel rispetto della “contestualità”; le variazione già avvenute nel sistema pensionistico rendono impensabile (o quantomeno difficoltoso) l’utilizzo di infermieri in attività assistenziali oltre il 60° anno di età, con l’assoluta necessità di pensare – da subito – a percorsi alternativi, unitamente a tutte le situazioni di prescrizioni definite dalle strutture di Sorveglianza Sanitaria; Stante le situazioni in essere, le condizioni di rischio, sia per gli utenti sia per gli Infermieri, sono troppo elevate. Tra i principali compiti degli Ordini professionali ci sono quelli tutelare gli utenti, tutelare i professionisti e fornire le collaborazioni a Enti (es. Regione) e Istituzioni”.

“E’ necessario e non procrastinabile – aggiunge il presidente dell’Ipasvi Chieti – intervenire congiuntamente attraverso un confronto costruttivo per ripensare la nostra sanità per il bene dei cittadini. Tali attività non possono essere di tipo “spontaneistico”, bensì devono essere “istituzionalizzate”. L’IPASVI Chieti non mette in discussione la riorganizzazione regionale, tanto necessaria quanto urgente, a partire dal “ridisegno” delle Strutture Complesse (comunque tardiva, tenuto conto che gli stessi principi erano stati già espressi nella L. 133/2008 [Brunetta] e nella L. 135/2012 [Monti]). Ma non può non evidenziare che la nuova organizzazione non contempla la Direzione delle singole Aree delle Professioni Sanitarie (infermieristico – ostetrica, riabilitative, tecniche, della prevenzione), in applicazione della L. 251/2000, della L. 43/2006, del CCNL agosto 2008 – Art. 8 – Area Dirigenza SPTA, nonché di principi fissati dal PSR al momento vigente che prevede l’istituzione del D.I.T.R.O. Il personale del comparto, si ricorda, rappresenta oltre il 50% delle risorse umane nelle strutture sanitarie di cui oltre i 2/3 è rappresentato dai professionisti infermieri. Potrebbe essere un importante momento per la nostra Regione, contestualmente alla ridefinizione e ridistribuzione delle strutture complesse, ripensare i modelli organizzativi e i sistemi di cura e assistenza, con il coinvolgimento diretto degli Infermieri, sia nella fase progettuale (sistema Regione/Agenzia) sia nella fase applicativa ospedaliera, residenziale e territoriale (sistema aziendale). Fino ad oggi tale coinvolgimento – di fatto – non c’è mai stato. Non si tratta di una questione “lobbystica”, ma semplicemente di una specificità e di una caratterizzazione professionale, non mutuabile con altre professioni, di grande valore per le riorganizzazioni che interesseranno la nostra Regione, a livello ospedaliero, residenziale, territoriale e, in particolare, il sistema delle cure primarie. Tutto ciò tenuto conto delle importanti evoluzioni che hanno interessato i curricula formativi degli Infermieri e degli altri operatori afferente alle altre professioni sanitarie (da corsi regionali a corsi di laurea di I e II livello, ai master di I e II livello, al dottorato di ricerca). Sulla base di quanto esposto, tenuto conto delle normative vigenti (di cui sopra) e delle necessità di funzionamento del sistema sanitario regionale, è necessario prevedere: l’inserimento di almeno una struttura complessa per ogni Azienda Sanitaria e l’attivazione del DITRO, così come specificato nel PSR (ricordo che, in ogni Azienda, le risorse che afferiscono al Servizio Infermieristico / DITRO sono oltre 1.500 a fronte di altre “Strutture Complesse” che “pesano” poche unità); il coinvolgimento ordinistico degli Infermieri nelle fasi di programmazione regionale; il coinvolgimento infermieristico apicale nei gruppi di lavoro / progetti attivati a livello regionale; la definizione di un regolamento regionale, in applicazione dell’art. 8 del CCNL 2008 della Dirigenza SPTA che, stante i principi fissati dallo stesso CCNL e dalla L. 43/2006, finalizzato a definire al meglio status e ruolo dei professionisti afferenti ad ogni singolo livello delle articolazioni organizzative, nel rispetto dei principi normativi che regolamentano il funzionamento del sistema e delle norme che disciplinano le professioni sanitarie”.