Chieti. ‘Dati clamorosi sono emersi oggi sul gasdotto Larino – Chieti durante l’inchiesta pubblica, la prima promossa dalla Regione Abruzzo nell’ambito delle procedure di Valutazione di Impatto Ambientale. Un’attività ricognitiva importante anche se realizzata di mattina di un giorno lavorativo e lontano dai luoghi direttamente interessati, cosa che ha precluso la partecipazione di tanti soggetti interessati.
Gli attivisti hanno recuperato sul sito del portale del Ministero dello Sviluppo Economico i dati sui consumi di gas in Abruzzo e Molise nell’ultimo decennio. Ebbene, i dati ufficiali smentiscono clamorosamente le motivazioni addotte dall’azienda per promuovere la costruzione dell’opera e, cioè, che servirebbe a migliorare il servizio.
In entrambe le regioni il trend dei consumi è in picchiata anche grazie alle rinnovabili che hanno fatto andare fuori mercato le centrali turbogas. In Abruzzo nel 2014 c’è stato un dimezzamento dei consumi rispetto all’anno di picco (meno 48%) mentre in Molise si è registrato addirittura un clamoroso meno 61%’.
Lo rivelano in una nota congiunta Trivelle Zero Molise, Coordinamento No Ombrina, Stazione Ornitologica Abruzzese, Comitato No Stoccaggio gas S. Martino sulla Marrucina, Forum Abruzzese Movimenti per l’Acqua e Nuovo Senso Civico.
‘In queste condizioni ci si chiede come sia anche solo possibile pensare di invadere centinaia di ettari di coltivi con vigne e oliveti di pregio che dovranno essere espiantati e ben otto Siti di Interesse Comunitario per la biodiversità.
La rete di gas attuale è ampiamente sufficiente a trasportare il metano che serve agli abruzzesi e ai molisani e, anzi, bisogna puntare sulla manutenzione dell’esistente visti gli incidenti che hanno caratterizzato in Italia diversi gasdotti (come accaduto nel 2015 a Mutignano con 11 feriti e diverse case distrutte).
In realtà la stessa Gasdotti Italia, che, ricordiamo, è di proprietà di un fondo d’investimenti inglese, ha evitato accuratamente di far emergere nella documentazione depositata per la VIA che il gasdotto in realtà segue esattamente le aree concesse a vario titolo ai petrolieri per nuove perforazioni e stoccaggi di gas (si veda la mappa allegata). Si inserisce perfettamente, quindi, nel tentativo di trasformare l’Abruzzo e il Molise in un distretto energetico degli idrocarburi. Anzi, è un’opera indispensabile e propedeutica per i nuovi pozzi e per gli stoccaggi!
Nella documentazione divulgata agli investitori, il Piano di Sviluppo decennale, invece, questo è scritto nero su bianco.
Davanti a questi dati incontrovertibili i rappresentanti dell’azienda hanno cercato di arrampicarsi sugli specchi ammettendo finalmente che c’era stato un forte calo nel trasporto di gas nella loro rete esistente ma che vi erano state delle “punte” di consumo tali da giustificare un’opera impattante di 113 chilometri di lunghezza con servitù per migliaia di terreni e relativi proprietari. A richiesta di chiarimenti è emerso che queste cosiddette “punte” da sodddisfare hanno riguardato nel 2012 (un anno con consumi superiori al 2014 e con la maggiore nevicata che la storia degli ultimi decenni ricordi) “addirittura” 5 giorni su 365 (cioè l’1% dei giorni) arrivando, tra l’altro, a 10,5 milioni di mc di trasporto rispetto ad una capacità di 11 milioni di mc (cioè rimaneva un margine di sicurezza nei rifornimento di un ulteriore mezzo milione di mc).
A quel punto abbiamo voluto infierire chiedendo di avere i dati dei picchi avvenuti nel 2013, 2014 e 2015 ma non abbiamo avuto risposta sul momento. Auspichiamo che la ditta lo faccia in breve tempo così avremo ulteriori elementi per evidenziare la totale inutilità dell’opera per i cittadini abruzzesi e molisani.
La politica di queste due regioni è conscia di quanto sta avvenendo e di questi dati incontrovertibili? Quali interessi vuole tutelare, quelli comuni o quelli legittimi ma di parte della multinazionale inglese?
Durante il dibattito è emerso l’unanime dissenso di tutti gli intervenuti, tra cui diversi comuni, anche in merito alla mancanza di una Valutazione Ambientale Strategica della Rete Nazionale dei gasdotti. Non è stato condotto, altresì, l’esame degli impatti cumulativi in considerazione del fatto che il tracciato interessa i comuni attraversati da diversi elettrodotti Terna (compreso il Villanova – Gissi) e aree in cui si vorrebbero realizzare gli stoccaggi (Sinarca in Molise e S. Martino sulla Marrucina in Abruzzo), opera classificate a rischio di incidente rilevante e passibili di provocare sismi indotti, come ammesso dallo stesso Ministero dell’Ambiente’, affermano in conclusione.