Dopo 32 giorni senza cibo e dopo essere stata ascoltata in Consiglio regionale, ieri la donna è stata convocata dal vice presidente della II commissione, Giuseppe Di Pangrazio. L’obiettivo era quello di accelerare la realizzazione di un documento comune da discutere nella stessa commissione.
Presenti assieme alla Sebastiani anche alcuni sindaci dei paesi della Valle Peligna: Pratola Peligna, Raiano, Prezza e Cansano. Tutti hanno concordato nella richiesta della deroga al patto di stabilità per avere così modo di liberare le risorse da mettere in campo per la ricostruzione degli immobili, pubblici e privati, danneggiati. È stato, inoltre, richiesto il finanziamento dalla seconda tranche dello stanziamento straordinario per l’emergenza. Con esso, i comuni della Valle Peligna credono sia possibile coprire le richieste di contributi per l’autonoma sistemazione, l’affitto di immobili per tutti quegli sfollati che sono ospiti di parenti o di hotel e il pagamento dei conti residui degli alberghi che ospitano ancora i terremotati.
“Molti di essi, poi” precisa ancora la Sebastiani, “continuano ancora oggi a rimborsare le rate di mutuo di edifici ormai sgomberati. I sindaci chiedono, pertanto, che la Regione Abruzzo si faccia promotrice di un’azione finalizzata alla sospensione del pagamento delle rate, della durata di almeno 12 mesi, per i titolari raggiunti da ordinanza di sgombero”.
Nel frattempo, la sulmonese avrebbe monitorato con attenzione le strade intraprese in questi ultimi giorni da parte della Regione Abruzzo in termini di risorse economiche. Secondo l’opinione della donna, si tratterebbe di cifre importanti su territori altrettanto importanti in fatto di occupazione. Appunto per questo, la Sebastiani ha chiesto che venisse firmato anche l’accordo di programma per la Valle Peligna, lo strumento che dovrebbe consentire l’insediamento repentino delle attività produttive sul territorio e, dunque, anche la ricostruzione del tessuto economico.
“Uno strumento legislativo che ci appartiene” sottolinea Rosanna Sebastiani “e che, inspiegabilmente, giace cloroformizzato nei cassetti delle scrivanie di potere e che, pochi giorni fa, è stata proposto come “merce di scambio elettorale””.