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Villa Pini, Chiodi: ci sono le condizioni per la cassa integrazione

I lavoratori del Gruppo Villa Pini possono essere ammessi al trattamento di Cassa integrazione in deroga.

È quanto hanno assicurato il presidente della Regione, Gianni Chiodi, e l’assessore alla Sanità, Lanfranco Venturoni, ai lavoratori del Gruppo Villa Pini e ai rappresentanti sindacali incontrati nel pomeriggio all’Aquila.

“I nostri uffici” ha detto Chiodi “in ragione soprattutto della sospensione degli accreditamenti che abbiamo firmato la settimana scorsa nei confronti della maggior parte delle strutture del Gruppo convenzionate con la Regione, hanno accertato che esistono le condizioni normative per l’erogazione degli ammortizzatori in deroga, ma è necessario che arrivi al tavolo del lavoro sulle vertenze regionali una richiesta in tal senso da parte della proprietà del Gruppo Villa Pini. È la legge che lo impone”.

Il governatore ha così invitato i lavoratori a presentare tale richiesta per poter percepire un salario, seppur minimo, dopo mesi di blocco nonostante abbiano continuato a lavorare garantendo le prestazioni sanitarie“.

Alla riunione non hanno partecipato, pur essendo stati invitati, i responsabili del Gruppo Villa Pini.

In contemporanea, l’assessore regionale al Lavoro, Paolo Gatti, ha incontrato il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, per accertare l’esistenza delle condizioni giuridiche per estendere la Cassa integrazione in deroga e se sono disponibili risorse finanziarie.

I sindacati hanno chiesto che la vertenza venga trasferita su un tavolo nazionale con il ministero del Lavoro e della Salute e che il Governo nazionale si faccia promotore di una legge che permetta ad un soggetto diverso dalla proprietà di chiedere il trattamento di Cassa integrazione per i lavoratori.

Il presidente della Regione e l’assessore Venturoni hanno ricordato ai sindacati come “la questione della sospensione degli accreditamenti alle strutture convenzionate del Gruppo Villa Pini sia stata fatta dalla Regione in assoluta correttezza e trasparenza, nel rispetto assoluto della legge”, sottolineando che “la proprietà ha sei mesi di tempo per sanare la causa della sospensione in modo da evitare la revoca definitiva degli accreditamenti“.

Marina Serra