Il trattamento dell’olio, l’addolcimento del gas associato e lo stoccaggio dell’olio prodotto, dell’eventuale acqua di produzione o dello zolfo di recupero dal gas di soluzione, si effettueranno su serbatoio galleggiante (Floating Production Storage Offloading – FPSO, nella foto in alto sinistra è riportato un modello tipo tratto da internet) ancorato in prossimità della piattaforma. Il gas “dolce” pliocenico sarà esportato, tramite sealine, verso le strutture esistenti del campo di Santo Stefano Mare (12 km di condutture appoggiate sul fondale o interrate).
Tra le righe, la desolforazione e lo stoccaggio verranno effettuati in mare, venendo a mancare, per il momento, il supporto del Centro Oli dell’Eni di Miglianico, considerato come alternativa nel capitolo 2 – (Quadro di riferimento progettuale pag 54-56). Non mancheranno le emissioni di idrogeno solforato. L’area prospiciente la concessione è un ampio territorio nel quale la legge regionale 5 del 2007 ha individuato un “Sistema di aree protette” composto da due riserve esistenti, Punta Aderci a Vasto e Lecceta a Torino di Sangro, e quattro di nuova istituzione: Grotta delle Farfalle, nei Comuni di Rocca San Giovanni e San Vito Chietino; Punta dell’Acquabella e Ripari di Giobbe nel Comune di Ortona; Marina di Vasto nel Comune di Vasto. Le aree protette più vicine sono la Lecceta e il Fosso delle Farfalle. All’interno dell’area oggetto di richiesta esistono due aree di ripopolamento ittico.
Il Comitato sottolinea le prevedibili conseguenze di questo impianto:
– Inquinamento atmosferico: i gas provenienti dalle formazioni sono, in concentrazione diversa, H2S (Solfuro di Idrogeno) e CO2 (Biossido di Carbonio); entrambi sono tossici e possono provocare forme di avvelenamento nell’uomo, nella fauna e nella flora
– Inquinamento marino: sversamento in mare di acque piovane contaminate, fango di perforazione e/o oli
– Aumento del traffico navale e del rischio incidenti petroliere
– Rischio di incidente piattaforma, pozzi, condotte e conseguente disastro ambientale
– Interazione con il paesaggio e compromissione/ distruzione del sistema turistico e del suo indotto
– Danneggiamento del marchio Abruzzo e delle sue connotazioni “verde e blu”
– Interazioni con la pesca e incompatibilità con le aree di ripopolamento
– Subsidenza: lungo la costa oggetto dell’intervento sono già presenti alcune strutture offshore (campi di Santo Stefano Mare e Rospo Mare). Nei mesi scorsi sono state presentate ulteriori istanze di permesso di ricerca da parte di Petroceltic Elsa srl, Vega Oil, Cygam Gas), Il tratto di mare antistante la costa teatina si appresta a diventare definitivamente un colabrodo con conseguenze ad altissimo impatto sotto il profilo della subsidenza
Il Comitato Abruzzese Difesa Beni Comuni invita tutti i cittadini abruzzesi a produrre delle osservazioni che esprimano contrarietà ad Ombrina Mare 2 in quanto il pericolo per la salute, l’economia, l’ambiente e la società abruzzese è così alto da richiedere a tutti un impegno attivo e la massima collaborazione senza strumentalizzazioni politiche o personalismi.
Le osservazioni, tramite raccomandata R.R., vanno inviate a:
Direzione per la Salvaguardia Ambientale del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare
Via Cristoforo Colombo, 44
00147 Roma
Direzione Generale della Pesca
Marittima e dell’Acquacoltura del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali
Via dell’Arte, 16
00144 Roma
Nell’Oggetto è opportuno indicare che le osservazioni sono relative all’istanza di concessione di coltivazione“D.30.B.C. – MD” progetto Ombrina Mare presentato dalla società Medoil Gas Italia SPA
Raffaele Di Marcello