Gli ultimi controlli sui vini abruzzesi hanno fatto emergere una problematica non indifferente che potrebbe andare a danneggiare i viticoltori che svolgono onestamente il proprio lavoro.
I vini abruzzesi esprimono appieno lo spirito del territorio. Un territorio unico che si estende dal mare (Adriatico) fino alla vetta glaciale del Calderone sul Gran Sasso, a oltre 2.900 metri di altitudine.
I vini prodotti in questa regione evocano nelle sfumature e nel carattere sincero, i tratti salienti degli abitanti di questa terra, una realtà dove l’esperienza enologica si rinnova giorno dopo giorno nella tradizione, con un occhio sempre attento alla sperimentazione e ai gusti del consumatore.
Per tutelare e promuovere i vini della regione, nel 2002 è stato creato il Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo. In una nazione con una miriade di denominazioni, l’Abruzzo offre agli amanti del vino una semplicità rinfrescante. Alle denominazioni DOC (Denominazione di origine controllata) Montepulciano e Trebbiano d’Abruzzo, che esistono da molto tempo e coprono l’intera regione, si è aggiunta la denominazione Controguerra, che comprende dodici tipologie di vino.
La regione Abruzzo, composta per due terzi da montagne e per un terzo da colline, offre condizioni particolarmente favorevoli alla coltivazione della vite. I viticoltori prediligono il Montepulciano (vitigno vicino al Sangiovese, da non confondere con l’omonimo comune toscano) e il Trebbiano, che predominano, pur coltivando alcuni vitigni molto produttivi per i vini italiani venduti sfusi e uva da tavolo.
Inoltre si stanno impegnando in esperimenti sempre più convincenti con vitigni provenienti dall’esterno. In alcune zone dell’Abruzzo, in particolare nelle basse colline della provincia settentrionale di Teramo (dove è conosciuta come collina teramane), il Montepulciano diventa un rosso dalla personalità irresistibile, corposo e perfino robusto, con buona attitudine all’invecchiamento.
Ha però una dolcezza e una cremosità tali che è assolutamente possibile gustarlo anche quando è ancora giovane. Va lasciato invecchiare, invece, il “Jarno”, un rosso tannico e concentrato (IGT Colline Pescaresi), del Podere Castorani. Purtroppo gli ultimi controlli hanno fatto emergere cose sconcertanti sui vini abruzzesi.
I carabinieri del NAS hanno effettuato ispezioni e controlli a tappeto, evidenziando delle gravi irregolarità nei processi di vinificazione, alcune pericolose per la salute umana. “In Abruzzo, nel solo mese di settembre, in corrispondenza del periodo di raccolta e vinificazione, sono stati controllati 20 obiettivi distribuiti tra le quattro province e individuati sulla base delle varie tipologie di produzione” riferisce in una nota il Capitano Maria Rosaria Paduano, Comandante del Nucleo Antisofisticazioni Sanità Pescara. “Sono state riscontrate non conformità in quasi tutti gli obiettivi , per lo più legate a carenze igienico sanitarie all’interno del laboratorio di lavorazione uve e nell’area di stoccaggio dei prodotti vinosi” specifica.
Su 960 ispezioni il 24% sono risultati non conformi alle regole. Gli interventi che sono stati condotti dall’Ispettorato Centrale per la Qualità e Repressione delle Frodi (ICQR) ha individuato 17 aziende che svolgevano le proprie attività in condizioni igienico-sanitarie discutibili. In alcune aziende, poi, è stata riscontrata la presenza di prodotti non leciti come importanti quantitativi di zucchero, con lo scopo di aumentare la gradazione del vino in modo fraudolento. Questi dati rischiano di creare un ritorno negativo sulla produzione vinicola abruzzese, tra le migliori in Italia: la speranza é che i controlli a tappeto programmati possano stanare ogni irregolarità per dare risalto invece a quelle realtà locali che studiano per dare valore alle bontà enogastromiche del territorio.