Chieti. Nella sede del Comando provinciale dei Carabinieri di Chieti è stata presentata l’edizione 2015 del Calendario Storico dell’Arma.
“È il primo calendario del secolo – ha detto il maggiore Vincenzo Maresca – è dedicato senza dubbio al ruolo che hanno avuto le famiglie in questi due secoli. Tutti abbiamo una famiglia ed abbiamo voluto porre l’accento su questo aspetto. Anche se questo è un aspetto privato, nel 1822 veniva sconsigliato ai Carabinieri di sposarsi, a meno che la donna non fosse di buona famiglia e con almeno 5 mila lire, per fortuna con il tempo le cose sono cambiate. Da segnalare il fatto che nel calendario c’è uno scorcio dedicato alla Seconda Guerra Mondiale, questa parte è molto importante”.
Quindi il filo conduttore che lega i mesi dell’anno, illustrati dalle tavole di Paolo Di Paolo, è costituito dal tema “ I Carabinieri e la famiglia”. Il calendario, attraverso una raccolta di lettere scritte dai Carabinieri, ai familiari e di immagini di vita al di fuori del servizio, è dedicato a coloro che condividono in silenzio sacrifici e soddisfazioni dei militari dell’Arma.
In copertina è raffigurata la Caserma Sbergia di Torino, primo Comando generale dell’Arma e ideale “casa del carabiniere” da dove inizia il cammino professionale di ciascun militare e si tramandano tradizioni e valori tipici dell’essere Carabiniere. Nella quarta di copertina, all’interno di un ovale, è raffigurato un Carabiniere intento a scrivere alla propria famiglia.
La prefazione del comandante generale dell’Arma Leonardo Gallitelli, presenta un tema centrale che ispira l’opera, sottolineando come negli affetti più stretti sia “radicata la disponibilità a provvedere che il Carabiniere coltiva nella sua missione quotidiana”, sia essa di vigilare sulla sicurezza di un borgo o di costruire la pace fuori dai confini nazionali “animato solo da inviolabile fedeltà ai principi di legalità, libertà e giustizia”.
Il generale Gallitelli poi pone l’accento sul senso del dovere “che è cifra distintiva del nostro agire e che trova da sempre piena e speculare rispondenza nell’ambito familiare”, evidenziando, in conclusione, come quei familiari, nel ricevere le lettere, non solo abbiano trepidato per la sorte dei loro cari, ma abbiano anche avvertito “intimamente l’orgoglio di essere parte viva e pulsante di quella storia”.
Francesco Rapino