Si tratta di M.C., 51 anni di Atessa, finito agli arresti domiciliari, che insieme ai suoi collaboratori, B.D.B., 48 anni, di Casalbordino e B.T., 59 anni, di Casoli – questi ultimi denunciati per gli stessi reati a piede libero – dovrà rispondere di truffa aggravata continuata in concorso per essersi sottratti “fraudolentemente allo svolgimento del loro servizio”, per aver “approfittato dei mezzi di proprietà della Provincia” e per aver svolto durante l’orario di lavoro attività estranee al loro servizio “procurandosi un ingiusto profitto pari alla retribuzione relativa alle giornate falsamente espletate”: così si legge in una nota della Procura di Lanciano, che ha coordinato le indagini e chiesto la misura cautelare con il sostituto Rosaria Vecchi.
Durante le indagini, condotte dalla sezione di Polizia giudiziaria Carabinieri, con la collaborazione della sezione di P.g. della Polizia di Stato della Procura di Lanciano, “sono stati eseguiti servizi di osservazione, perquisizioni e sequestri negli uffici della Provincia di Chieti, intercettazioni telefoniche, riscontri documentali, escussione di persone informate sui fatti ed altro”.
Gli accertamenti della Procura sui reati di cui dovranno rispondere i tre dipendenti della Provincia di Chieti riguardano il periodo di tempo tra il 13 e 31 marzo 2014. Più in particolare, il caposquadra è accusato di falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici per aver redatto un rapporto delle presenze relative al mese di marzo 2014 attraverso il quale attestava, “falsamente” scrive nella nota la Procura, “di aver usufruito nel periodo 10-31 marzo 2014 di giornate di congedo ordinario, con l’aggravante di aver commesso il fatto per procurarsi l’impunità del reato di truffa aggravata”.
I due collaboratori, invece, avrebbero attestato che il 15 marzo 2014 erano impegnati in un servizio di manutenzione stradale, “laddove si accertava che, assieme al caposquadra C.M., adoperavano un mezzo di proprietà della Provincia di Chieti per effettuare il trasporto di cose di loro proprietà”.
L’ordinanza di applicazione di misura cautelare è stata emessa dal gip del Tribunale di Lanciano, Massimo Canosa, su richiesta del pm Rosaria Vecchi.