Lo ha reso noto il sindaco di Lanciano, Mario Pupillo spiegando come “nei giorni scorsi ho raccolto le lamentele e le necessità che mi sono state esposte da una signora, nonna di una bimba di sei mesi, dimessa dall’Ospedale di Bologna, con diagnosi di sospetta tetraparesi spastica e bisognevole con urgenza di terapia riabilitativa. Esaminato il caso dalla Unità di Valutazione ultidimensionale (UVM) nel Distretto Sanitario di Lanciano, le è stata rilasciata autorizzazione al ciclo di terapia riabilitativa e la paziente si è recata al Centro di riabilitazione SAN.STEF.A.R. di Lanciano trovando l’amara sorpresa di non poter usufruire delle cure. Il personale della struttura, con la massima cortesia, ma rammaricato, ha dichiarato che la disponibilità delle ore di attività terapeutiche era saturata e pertanto la richiesta doveva essere inserita in una lista di attesa di 300 utenti di cui 100 bambini”.
In sintesi, secondo quando riferisce il sindaco della città frentana “il taglio effettuato dalla ASL ha ridotto le ore disponibili di attività e quindi le liste di attesa diventano lunghissime. Inoltre la Regione ha effettuato un taglio del 10% dei fondi destinati alla riabilitazione. In relazione a questa segnalazione, che assume particolare aspetto emotivo ma che comunque si replica ed investe tutti i 300 pazienti coinvolti, ho chiesto al Prefetto di intervenire sui vertici aziendali della ASL Lanciano-Vasto-Chieti, per porre riparo a questa grave carenza di servizi che mette in pericolo la salute dei pazienti e dei cittadini. L’allarme era stato già lanciato in merito alla vicenda ADI (assistenza domiciliare integrata), che questa Amministrazione comunale ha segnalato all’Azienda, insieme a cittadini e Associazioni di pazienti. In quell’occasione si era sospesa, repentinamente, l’assistenza domiciliare ad oltre 700 pazienti che, in molti casi, non hanno trovato la possibilità di usufruire di terapie alternative presso il SAN.STEF.A.R. o altre strutture convenzionate per le lunghe liste di attesa. In relazione a quanto accaduto e non avendo avuto risposte esaustive dall’Azienda ASL relativamente alla mia richiesta di accesso agli atti sulle procedure seguite nella vicenda ADI, mi sono rivolto al Prefetto per chiedere un intervento volto a risolvere i gravi disservizi che penalizzano una popolazione fragile e spesso con risorse economiche limitate. A tutt’oggi la ASL non ha dato seguito alla mia richiesta di accesso agli atti, né a quella di costituire una commissione di controllo sull’operato della dottoressa Borgia in merito all’ADI, né a quella di cambiamento dei vertici del DSB rimuovendo dall’incarico la stessa dottoressa Borgia. A quanto sopra aggiungo che resto ancora in attesa della nomina del primario del reparto di Medicina dell’Ospedale Renzetti. I ritardi e le omissioni rivelano ancora una volta la debolezza ed incompetenza della gestione aziendale”.