Il pozzo in questione avrebbe dovuto sorgere a ridosso di Scerni, dove metà paese, sito su una delle colline prospicienti l’area di cantiere, a 600 metri in linea d’aria avrebbe avuto una nuova panoramica: una trivella di decine di metri d’altezza per la perforazione di un pozzo profondo circa 1600 metri.
La decisione ha incontrato la soddisfazione di Legambiente e WWF, che in una nota hanno ricordato la possibilità, se la proposta fosse andata in porta, di deturpare un territorio prettamente collinare e a destinazione agricola, con un Istituto Tecnico Agrario che crea eccellenze in questo campo dal 1876. E’ un territorio, quindi, che sarebbe stato, completamente snaturato nella sua storia e vocazione.
“Gli elementi per rigettarlo – sottolineano – c’erano tutti: la pericolosità dell’area secondo il Piano di Assetto Idrogeologico – PAI, la progettualità carente di elementi importanti circa la stabilità dell’intero pendio, la conoscenza del sistema idrico, gli scenari sul rumore, l’accesso al sito, gli scenari di rischio, l’impatto economico e sociale. Addirittura nell’analisi faunistica si faceva riferimento allo studio dell’avifauna nidificante quando i rilievi di campo erano stati condotti dai tecnici incaricati dall’azienda a novembre e dicembre. Anche questa volta è stato svolto dalle associazioni un approfondito e certosino lavoro per produrre osservazioni contrarie all’opera. Le audizioni dei rappresentanti delle associazioni in sede di comitato hanno contribuito a far emergere le forti criticità dell’intervento, evidenziando la superficialità delle progettazioni, tali da provocare la bocciatura del progetto. Quest’ultimo appare un aspetto molto grave, in quanto sintomo di un approccio da parte delle aziende che ben poco rassicura, specie per un comparto come quello della industria estrattiva i cui impatti sono inevitabili anche con progettazioni eccellenti”.