La cosa non è piaciuta agli studenti che la frequentano, che sostengono che il fatto sia avvenuto “senza che ai presenti sia stata fornita un preavviso o una motivazione valida e chiara. Agli studenti che si trovavano nell’aula, impegnati chi in una riunione, chi nella lettura di qualche quotidiano, chi nello svago tra un’ora di studio e l’altra, è stato anche chiesto di consegnare i documenti per essere identificati”.
Stando a quanto dichiarato dagli studenti in questione, si tratterebbe di una decisione “presa – come si legge in una nota – in totale autonomia dal direttore generale dell’Università e di cui, a quanto pare, non era stato informato neanche il Rettore. Tutto questo – forse pensando che un luogo condiviso, spazio di incontro, socialità e controcultura potesse dare una cattiva immagine dell’ateneo – è accaduto alla vigilia dell’orientamento universitario in entrata, che avrà luogo nei prossimi giorni nel Campus. Lettura di giornali, riunioni di collettivi e associazioni studentesche, teatro sociale, cineforum e aperitivi sociali: con la chiusura forzata dell’Emeroteca, luogo di molte delle iniziative gestite direttamente dagli studenti, si vuole arrestare tutto questo. Crediamo che l’università dovrebbe essere in primo luogo degli studenti, uno spazio pubblico e plurale, in cui promuovere la diffusione delle diverse culture e la condivisione dei saperi, non un’azienda a disposizione di chi, seduto in posti di potere, si arroga il diritto di adoperare la forza per estromettere e gestire a proprio piacimento. Dietro il pretesto di questioni di immagine, a Milano come a Chieti, la risposta è sempre la stessa: il controllo dall’alto dei luoghi di sperimentazione controculturale, socialità e autogestione degli universitari a favore di una progressiva trasformazione dell’Università in un luogo sterile, succube a interessi e profitti privatistici. In una città assolutamente non a misura di studente come Chieti Scalo, ribadiamo la necessità di luoghi di aggregazione, socializzazione e a disposizione dei tanti gruppi politici e culturali che costellano, fortunatamente, le prolifiche realtà universitarie. La centralità degli studenti e delle studentesse, il loro mondo e le loro idee, all’interno della realtà universitaria sono da valorizzare in ogni modo ed in ogni circostanza, non da reprimere”.