Ortona. Migliaia di metri cubi di sabbia da utilizzare per il rinascimento. È la proposta avanzata dal Comune di Ortona, che sembra intenda cavare la sabbia in questione direttamente dalla spiaggia che si trova tra la stazione di Tollo e la Foce dell’Arielli, lasciando in questo modo un franco di 15 metri dal piede della duna, una fascia cioè insufficiente per evitare che alla prima mareggiata le onde arrivino direttamente sulla vegetazione devastandola.
La decisione ha scatenato le ire del WWF che, dopo aver partecipato ad una prima conferenza dei servizi, è intervenuto con una dettagliata nota per scongiurare l’ipotesi in questione.
“La zona – fa sapere l’associazione – è caratterizzata da una rarissima vegetazione dunale, protetta in Abruzzo dalla legge regionale 45/1979, ormai scomparsa dalla gran parte del restante litorale abruzzese. Una flora così interessante si ritrova in Abruzzo solo a Casalbordino e a Vasto-S.Salvo. Infatti lo stesso Piano del Demanio del Comune di Ortona identifica la zona come area di elevato pregio naturalistico da conservare”.
Il WWF ha fatto notare che per un intervento del genere è prevista dal Testo Unico dell’Ambiente, il D.lgs.152/2006, la procedura di Verifica di Assoggettabilità a Valutazione di Impatto Ambientale, che in questo caso non sarebbe stata invece espletata.
“Inoltre – si legge in una nota -, proprio in questo periodo stanno nidificando, proprio al piede della duna, diverse coppie di fratino. Tra l’altro, a conferma dell’importanza della zona a scala sovra-regionale, una delle femmine in riproduzione è già inanellata, essendo nata a Senigallia lo scorso anno. Dati preziosi che confermano la necessità di adeguate misure di conservazione della costa abruzzese che, finora, sono state intraprese esclusivamente dalle associazioni e non dagli enti, come la Regione Abruzzo, preposti alla tutela delle specie di interesse comunitario, quale è, per l’appunto, il Fratino”.
Il WWF auspica che nella prossima conferenza dei servizi, prevista per domani 3 maggio, la proposta venga respinta anche in considerazione dell’elevato pregio paesaggistico e turistico dell’area, che viene utilizzata da migliaia di turisti, soprattutto di fuori regione, interessati alle spiagge più conservate della costa abruzzese e non certo a quelle trasformate in cantiere e in cava.
“Il problema dell’erosione – continua l’associazione – non si risolve aumentando lo stress ambientale a cui viene già sottoposto il litorale ma con interventi sui fiumi (il cui apporto solido è drasticamente calato a seguito di captazioni incontrollate), sulla gestione delle spiagge (ad esempio, lasciando i detriti naturali per più tempo; evitando la compattazione con i mezzi meccanici pesanti) e, soprattutto, proprio con la tutela della vegetazione dunale che trattiene la sabbia in maniera formidabile”.