Lo Stato Maggiore dell’Esercito, fa sapere il primo cittadino, ha disposto la chiusura anticipata attraverso un provvedimento di tutte le sedi dei comandi di Medicina Legale già inseriti nell’elenco delle sedi da dismettere. Fra queste sedi, come risaputo, c’è anche quella di Chieti che avrebbe dovuto chiudere nel mese di settembre del 2013.
Le competenze sanitarie e la trattazione delle pratiche medico legali delle regioni Marche e Abruzzo, da venerdì 19 aprile, faranno capo al Dipartimento Militare di Medicina Legale di Roma, mentre l’Emilia Romagna avrà come sede di riferimento Padova e tutto il Molise la sede di Bari.
“Mi duole constatare – è il commento del sindaco Di Primio – che il nostro Paese versa nella drammatica situazione di non avere un Governo capace di assumere decisioni e quindi un interlocutore valido per la disamina del problema. Nel confermare, quindi, l’attenzione nei confronti del personale del dipartimento e condannando nuovamente gli sterili populismi di alcuni personaggi politici rispetto ad una decisione del Ministero della Difesa che poco o nessuno spazio ha lasciato agli Enti Locali interessati e ancor meno agli altri livelli militari coinvolti credo, a questo punto, che ciò su cui bisogna concentrarsi sia il futuro utilizzo della struttura, in ragione del fatto che la chiusura dell’ospedale militare di Chieti sia un problema soprattutto valutabile in termini di perdita di un bene per la città e di impoverimento del tessuto socio-economico cittadino”.
Il sindaco promette che l’Amministrazione Comunale di Chieti farà richiesta per avere la struttura, immaginando per essa una nuova funzione di respiro culturale o come sede di uffici comunali o di altri enti.
“Nell’ottica di una futura gestione della struttura – conclude il primo cittadino – non disdegnerei il contributo di privati. Una idea progettuale definitiva vedrà la sua luce nei prossimi mesi, non appena il bene diverrà disponibile per il Comune, ma una cosa è certa: la caserma Bucciante non verrà abbandonata a se stessa”.
Anche CGIL, CISL, UIL ed FLP in accordo con le RSU si sono da subito dichiarate assolutamente in disaccordo con le decisioni assunte, stigmatizzando il comportamento dell’amministrazione centrale sia riguardo al merito che al metodo utilizzato e riservandosi di attivare tutte le azioni necessarie al fine di tutelare gli interessi dei lavoratori. “L’amministrazione militare – fanno sapere – conferma così il modo di operare adottato sin dall’inizio di questa dismissione fondandosi sull’assoluto decisionismo, sulla mancanza di comunicazione preventiva delle decisioni, sulla incapacità di valutare proposte alternative, sulla scarsa considerazione delle relazioni sindacali: tutto questo – concludono i sindacati – a discapito dei lavoratori che a due giorni dalla chiusura non hanno alcuna informazione circa il proprio immediato futuro lavorativo”.