Ortona, manifesto di Forza Nuova: ‘Sì ai figli, no ai gay’

manifestoomofoboFNOrtona. Sdegno e indignazione: queste le reazioni di quattro associazioni civiche all’ultima iniziativa intrapresa dal gruppo regionale di Forza Nuova. Di manifesta omofobia è l’accusa per gli slogan diffusi attraverso locandine, volantini e i social network: “L’Italia ha bisogno di figli, non di omosessuali”.

È firmato Forza Nuova Abruzzo, il manifesto che riporta l’immagine di una famiglia abbracciata e lo slogan che recita: “L’Italia ha bisogno di figli, non di omosessuali”. Un messaggio senza mezzi termini, che predilige la cosiddetta famiglia ordinaria alle unioni di fatti tra persone dello stesso sesso. Una campagna che ha suscitato lo sdegno e l’indignazione dei gruppi Abruzzo Social Forum, Associazione Jonathan – Diritti in Movimento, PeaceLink Abruzzo, Associazione Antimafie Rita Atria. “Il partito neofascista afferma che ci sono persone, gli omosessuali, che non servono all’Italia, a cui invece servirebbero figli, riprendendo una campagna portata avanti da Benito Mussolini negli anni trenta”, sostengono le quattro associazioni, respingendo “con forza questa campagna di odio ideologico e omofobo”. La vicenda ha preso origine ad Ortona, dove alcuni giorni fa alcuni esponenti del partito di estrema destra hanno affisso il primo di questi manifesti nei pressi di un gazebo del centro cittadino, dove alcuni membri dell’Arcigay stavano diffondendo del materiale informativo. Ma il coordinatore regionale di Forza Nuova, Marco Forconi, intende proseguire le affissioni anche in altre città della regione, duplicandola sui social network e con la distribuzione di volantini. “E’ un gravissimo segnale di intolleranza che non vogliamo e non possiamo sottovalutare”, continuano in una nota le associazioni che si schierano al fianco degli omosessuali, “chiediamo a tutti gli attivisti, i militanti, le forze sociali, civili e politiche di condannare e di respingere il razzismo e l’omofobia: non permettiamo di offendere e dileggiare e di seminare odio e intolleranze nelle nostre città”, concludono i quattro gruppi.

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