Bologna. Ore 4.05, ancora una volta, ancora un sogno spezzato e quella terra che trema e sembra essere impazzita. E in quei secondi, mentre afferri il necessario prima di scendere in strada, mentre percorri quelle scale che sembrano infinite, la mente ritorna a quel 6 aprile 2009.
Poi torni al presente, quando vedi, in fondo alle scale, una giovane mamma con la sua bimba tra le braccia, scalze tutte e due, gli occhi spauriti di entrambe. E pensi che non e’ il momento di pensare al passato. Il tempo di afferrare la piccola, coprirla con un giubbotto e sei subito in strada. Bologna, otto scosse in una notte. Il bilancio temporaneo parla di tre vittime nel Ferrarese, epicentro del sisma. Di abruzzesi ce ne sono tanti in terra emiliana e si riconoscono tra quelli scesi in strada. I bolognesi non sanno cosa fare, “noi non siamo pratici. Lei, signorina, visto che viene dall’Abruzzo, cosa si fa in questi casi?”, mi chiede una signora che ha trovato riparo ai giardini Margherita, tra le ultime sbronze inconsapevoli di una notte diversa dalle altre. Già, cosa si fa in questi casi? La guardo e le dico: “signora, ha fatto bene a non rimanere in casa”. Intanto le notizie cominciano a circolare in rete. Scossa 5.9. Danni agli edifici, alle fabbriche, una, due, tre vittime, due italiani e un marocchino.
Foto di Bologna realizzate da Mirko, studente moscianese, uscito in strada dopo la scossa.