Un rinvio che, come sottolinea il Comitato lavoratori, lascia con il fiato sospeso gli oltre 1.000 dipendenti del gruppo, ma che allo stesso tempo, grazie all’allungarsi dei tempi della controversia, apre un nuovo spiraglio per la risoluzione della vicenda. Dopo la corale presa di posizione di tutte le Istituzioni locali abruzzesi, la mobilitazione bipartisan di tutti gli schieramenti politici, nonché l’accorato appello dell’Arcivescovo di Chieti, ci sarebbe la possibilità di dare concreta attuazione a questa unanime richiesta d’intervento: la Regione e il governatore Chiodi avrebbero infatti il tempo di dare un’interpretazione autentica dell’art. 7 bis della legge regionale 32, rimuovendo di fatto i motivi di ricorso contro l’accreditamento di Villa Pini.
“Senza dover aspettare il pronunciamento degli organi giudiziari – sottolinea il Comitato -, la politica avrebbe così l’opportunità di riappropriarsi della funzione programmatoria che le compete, restituendo ai lavoratori e alle loro famiglie la serenità di un futuro occupazionale certo e tutelando il diritto alla salute di tutti i cittadini abruzzesi. Con un intervento diretto a monte del problema, ossia una norma interpretativa dell’articolo 7 bis, verrebbe a mancare il fondamento su cui si basa il castello accusatorio che ha portato alla sentenza del TAR e all’annullamento degli accreditamenti. Un ulteriore nodo cruciale sarebbe sciolto grazie a un intervento preventivo della Regione”.
Per indire l’asta di vendita di Villa Pini, infatti, la curatela del Fallimento deve avere certezza del possesso dell’accreditamento da parte della struttura e quindi attendere l’udienza del Consiglio di Stato del 13 luglio e la successiva sentenza. Conseguentemente, i tempi potrebbero protrarsi oltre il prossimo settembre, mese in cui scade il contratto d’affitto dell’attuale gestore della casa di cura. Pertanto un intervento normativo regionale potrebbe anche permettere di abbreviare i tempi dell’asta consentendo una gestione senza soluzione di continuità dall’attuale gestore all’aggiudicatario, senza eventuali periodi di incertezza per i lavoratori.