La scelta, condivisa in assemblea dagli aderenti al Comitato, ha due finalità: aiutare chi da sempre aiuta i bisognosi e chi opera nella legalità per la legalità, perfettamente in linea con lo spirito e le azioni del Comitato stesso. La pasta è stata acquistata infatti presso la Cooperativa Libera Terra contro le mafie: viene prodotta dal grano che cresce su terreni e con beni confiscati alle organizzazioni malavitose. Il Comitato intende in tal modo ribadire con forza la richiesta di rispettare la democrazia e la legge insita nella campagna di obbedienza civile che il Forum dell’Acqua è costretto a varare a livello nazionale per ottenere che non vengano disattese le prescrizioni referendarie, come a più livelli si sta cercando assurdamente di fare. L’attenzione alle mense è motivata anche dal fatto che nel nostro territorio la cronica carenza di posti di lavoro è stata recentemente accentuata dalla crisi economica in atto e da talune non condivisibili scelte aziendali: una serie di situazioni che hanno ampliato drammaticamente la fascia dei bisognosi. È importante infine precisare che è stato possibile risparmiare una parte del denaro raccolto per sostenere la campagna referendaria (frutto esclusivo delle donazioni di cittadini e associazioni) grazie al fatto che i membri del comitato di coordinamento e gli attivisti tutti che hanno dato una mano non hanno voluto neppure il rimborso delle spese vive sostenute in favore della campagna referendaria (benzina, colla per affiggere i manifesti, ecc.). Le cittadine e i cittadini, a differenza di chi dovrebbe rappresentarli, hanno dimostrato con i fatti la loro profonda fede nella democrazia. Per questo ora pretendono che i risultati referendari vengano correttamente applicati e non elusi in nome di interessi economici del tutto estranei al bene comune e comunque bocciati il 12 e 13 giugno 2011 dalla stragrande maggioranza degli italiani. Per quanto riguarda in particolare la situazione di Chieti, cominciano in questi giorni a circolare indiscrezioni sulla richiesta di un adeguamento delle tariffe, oggi a Chieti ben più basse di quelle praticate dall’ACA. L’adeguamento, come avevamo già denunciato il 18 gennaio scorso, comporterà in realtà tariffe tre volte più alte senza alcun reale vantaggio per i cittadini.
“Chiediamo con forza – dice il portavoce del Comitato – che il Comune di Chieti faccia sentire la propria voce, in difesa dell’interesse dei suoi amministrati, pretendendo che la gestione dell’acqua nel territorio non sia affidata a carrozzoni inefficienti e che si tengano invece in primo piano le reali necessità e i diritti degli utenti, attraverso ad esempio l’abolizione sulle bollette della quota del 7% di remunerazione del capitale investito, come stabilito dal referendum; l’introduzione dell’Indice MALL nei piani d’ambito del servizio idrico integrato; l’ammodernamento delle reti idriche per evitare sprechi ancora oggi enormi… A tal proposito sottolineiamo che il Comitato Acqua e Beni Comuni ha chiesto un incontro urgente al sindaco di Chieti Umberto Di Primio con una lettera consegnata al protocollo comunale l’11 gennaio scorso. Finora non abbiamo avuto alcuna risposta”.