Alle ore 9.30, nel tratto di spiaggia libera di fronte alla “Sirenetta”, i volontari di Legambiente e l’associazione civica Porta Nuova si tufferanno con i bagnanti presenti dopo la pulizia straordinaria della spiaggia, dove si potrà vedere anche un reportage fotografico delle opere di cementificazione sulla costa che negli ultimi anni ha subito un vero e proprio assalto.
“L’evento” spiega Giuseppe Di Marco, della segreteria regionale Legambiente Abruzzo “è stato inserito all’interno dell’iniziativa nazionale come La presa della battigia, per protestare contro l’attuazione del Decreto Sviluppo che prevede la concessione dell’area demaniale ai privati per 20 anni: di fatto una svendita delle spiagge che non gioverà allo sviluppo del territorio e al turismo. Mare e paesaggio sono beni comuni e come tali vanno tutelati. Vasto ha fatto registrare per anni una forte espansione edilizia. Troppo, anche secondo l’arcivescovo Bruno Forte che ha più volte rimarcato la presenza di una cementificazione selvaggia anche su Vasto Marina”.
“A Vasto” aggiunge Michele Celenza dell’Associazione civica Porta Nuova “la nuova frontiera della cementificazione è oggi il progetto di raddoppio del porto di Punta Penna: un progetto speculativo e privo di una reale giustificazione economica, che accentuerebbe gravemente il processo di erosione già presente sulla costa vastese a Sud. Il tutto a ridosso di un sito di interesse comunitario, di una Riserva Regionale, di due zone a vincolo archeologico, di una zona residenziale (le case ATER); e mentre la Provincia di Chieti, nel Piano Territoriale delle Attività Produttive (PTAP), ipotizza la delocalizzazione di alcune attività industriali. Intanto, poco dopo che siamo riusciti a sventare il progetto di speculazione edilizia che si celava dietro la costruzione del porto turistico alla Lebba, è rispuntata l’idea di un nuovo porto turistico (per un totale di 362 posti barca), questa volta in località Trave, che si aggiungerebbe allo stuolo di porti turistici, tutti in passivo, già presenti sulla costa da San Salvo a Pescara. L’idea che sottende questi progetti è sempre la stessa: lo sfruttamento intensivo della costa, che quand’anche garantisse (come si sostiene) un ritorno economico a breve, ne comprometterebbe per sempre l’integrità e la bellezza; e di conseguenza una valorizzazione turistico-ambientale alternativa e più lungimirante. La questione non è di accettare o meno lo sviluppo; ma di quale sviluppo si parla, e a che prezzo”.