I misteri della scienza secondo Giovanni Bignami

giovanni_bignami“Che Marte sia un pianeta abitato da creature di qualche tipo è certo, come è incerto che genere di creature esse possano essere…” Con questa celebre frase nel lontano 1906 l’astronomo americano Percival Lowell annunciava al mondo la scoperta di canali prosciugati sul Pianeta Rosso che faceva pensare ad un pianeta assetato e morente i cui abitanti avevano costruito tali condotti per portare l’acqua allo stato liquido più o meno ovunque.  Sono trascorsi oltre cento anni da questa storica “dichiarazione” che oggi ci fa certo sorridere. Ma se questo mito, come altri mille aneddoti che potremmo citare, sono stati sfatati, lo si deve essenzialmente alla Ricerca e a uomini che tracciano con il loro intuito, intelligenza e determinazione, il percorso, che successivamente apparterrà a tutti. 

Non capita certo tutti i giorni di avere l’opportunità ed il privilegio di poter intervistare uno dei più importanti scienziati italiani e tra gli esponenti di maggior spicco a livello mondiale nel campo della ricerca spaziale. Il Professor Giovanni Bignami. Primo italiano  Direttore del Centre d’Etude Spatiale des Rayonnementes a Touluse in Francia. E’ stato  Presidente dell’ASI l’Agenzia Spaziale Italiana, oltre ad essere membro dei Lincei e dell’International Academy of Astronautics ancora in Francia. Inoltre dal luglio 2010 dopo una selezione mondiale è stato nominato (primo tra gli italiani in 50 anni) Presidente del COSPAR ovvero: il Comitato Mondiale  per la Ricerca Spaziale. E’ inoltre un divulgatore scientifico molto attivo, ha infatti recentemente condotto per National Geographic Channel due interessantissime trasmissioni televisive: I Segreti dello Spazio e I Marziani Siamo Noi. Titolo quest’ultimo, preso in prestito dal suo ultimo libro, che consiglio vivamente a tutti di leggere per i messaggi chiari e affatto astrusi come si immaginerebbe di trovare in un testo di divulgazione scientifica.

Professor Bignami, recentemente è stata diffusa la notizia circa un possibile rilascio di massa coronale dal Sole, evento che dovrebbe accadere entro l’anno 2013. Di cosa si tratta esattamente?
“Nel 2013 saremo in periodo di massima attività solare e le CME (Coronal Mass Ejecton)  saranno più probabili. Tuttavia di questo ancora non c’è nessuna sicurezza perciò non è il caso di creare allarmismi”.
 

Nel 1856 si verificò, come è noto, un ingente rilascio di CME dalla nostra Stella che difatti azzerò quasi del tutto le telecomunicazioni dell’epoca, ossia i telegrafi. Oggi quali conseguenze comporterebbero un evento simile?
“Un simile evento oggi sarebbe un pericolo serio soprattutto per gli astronauti oltre la magnetosfera terrestre. Inoltre i nostri satelliti in orbita subirebbero dei gravi danni e potrebbero essere distrutti, il conseguente disturbo magnetico alla ionosfera causerebbe degli errori di posizionamento ai GPS e le correnti parassite lungo le linee di alta tensione delle linee elettriche potrebbero causare il default  dei trasformatori causando estesi e prolungati black-out mondiali, che allo stato non possiamo quantificare. C’è da dire inoltre che i trasformatori di riserva attualmente sono prodotti solo in Cina, ma non ne vendono a sufficienza purtroppo. Infine sarebbe possibile una corrosione sulle linee degli oleodotti, che provocherebbe ingenti perdite di combustibile”.

Questi rilasci, oltre la normale attività solare, hanno una loro ciclicità o sono del tutto imprevedibili? Esiste una maniera per controllare gli andamenti della corona e prevenire i suoi catastrofici effetti di cui parlava prima?
“Sono connessi con il ciclo di 11 anni del sole ma sono vastamente imprevedibili. Adesso grazie ai satelliti per il monitoraggio del Sole della Nasa possiamo disporre, per la prima volta nella storia dell’umanità, di una mappa dettagliata della stella  perché in definitiva ciò che conta è la rapidità di individuazione delle CME più violente, in modo che, anche se non è oggi possibile arrestarle in nessuna maniera, se scoperte per tempo è possibile comunque prendere delle precauzioni. Tuttavia il campo magnetico terrestre riesce a “gestire” la maggior parte delle CME solari dirottandole ai poli terrestri, causando l’affascinante fenomeno delle aurore boreali. Infine è sempre grazie alla magnetosfera che i nostri astronauti in orbita nella Stazione Spaziale Internazionale possono sentirsi al sicuro”.

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