Chieti. La finanza sequestra capannone, terreno e mezzi di un’azienda che smaltiva rifiuti in un’ara demaniale. Questa mattina, a Chieti Scalo, il reparto operativo aeronavale di Pescara (diretto dal tenente-colonnello Franco Ceccarini),ha apposto i sigilli ad un capannone (circa 300 metri quadrati) e all’attiguo piazzale (800 metri quadrati), sui quali erano staccate oltre 500 tonnellate di rifiuti pericolosi. Il provvedimento cautelare, firmato dal gip del tribunale di Chieti, ha riguardato anche due autocarri, un furgone e due compattatori in uso alla stessa azienda. Nei guai sono finiti anche quattro imprenditori, in qualche modo collegati con la gestione della società, che sono stati denunciati per reati di natura ambientale. Le indagini condotte dalle Fiamme Gialle di Pescara sono iniziate lo scorso febbraio, quando sono in seguito al controllo di alcuni mezzi che trasportavano rifiuti, sono emerse alcune irregolarità: le autorizzazione e le iscrizioni agli albi detenuti dall’impresa di smaltimento erano false o irregolari. Nove mesi d’indagini, anche con appostamenti e rilievi fotografici, che hanno scoperto il progetto criminoso architettato da quattro imprenditori locali e amministratori di altrettante aziende, operanti nell’ambito della gestione illegale dei rifiuti: cambi di denominazione aziendali, volture d’iscrizioni e affitti, scambi di amministratori, perlopiù in ambito familiare, cessioni di rami di azienda, false dichiarazioni apposte su documenti
destinati alle amministrazioni pubbliche, tutto concertato per far apparire l’attività “in regola”. È stato così appurato che l’impianto che svolgeva l’attività di recupero rifiuti, era localizzato su di un terreno demaniale: un antico tratturo su cui gravano anche vincoli archeologici. Inoltre gli automezzi utilizzati per il trasporto dei rifiuti erano stati ceduti a un’azienda sprovvista di autorizzazione e impiegati con falsi documenti di trasporto.
