Chieti. E’ una moda dilagante quella degli “elenchi” lanciata da Fabio Fazio e Roberto Saviano nella trasmissione-evento “Vieni via con me”, andata in onda su Rai Tre. Una “moda” alla quale non hanno voluto rinunciare gli studenti del Liceo Gian Battista Vico di Chieti che spiegano, con gli elenchi appunto, le ragioni della loro protesta.
“Abbiamo occupato perché nella scuola che vogliono tagliare si può ancora riuscire a studiare Socrate, Aristotele, Platone, Cicerone, Quintiliano, Seneca, Dante, Foscolo, Ungaretti e molti altri. E se studi questi non puoi fare a meno di protestare. Perché i nostri eroi non sono, a dispetto di cosa pensano e vorrebbero far pensare, alcuni i protagonisti del Grande Fratello, Uomini e Donne o simili ma sono Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Indro Montanelli, Aldo Moro, Enrico Berlinguer, Mikail Gorbaciòv, Roberto Saviano, Enzo Biagi. E se ti ispiri a loro non puoi non protestare.
Perchè nelle biblioteche delle scuole che vogliono tagliare cerchiamo e leggiamo “Istitutio oratoria” di Quintiliano, Il “De Clementia” di Seneca, Il discorso agli Ateniesi di Pericle, Tutti i sesti canti della Divina Commedia, “Il giorno della civetta” e “il contesto” di Sciascia, L'”Arcipelago Gulag” di Solzenicyn, “Se questo è un uomo” di Levi, “Il sergente della neve” di Stern, “Gomorra” di Saviano, “L’antologia di Spool River” di Masters. E se leggi questi non puoi non aprire gli occhi, non puoi non protestare. Perché, a differenza di quanto pensano e vorrebbero far pensare alcuni, noi ascoltiamo ancora Fabrizio De Andrè, Giorgio Gaber, Francesco Guccini, Bruce Springsteen, Luciano Ligabue, Augusto Da Olio, Francesco De Gregori, Bob Dylan. E se ascolti questi non puoi fare a meno di protestare. Perchè abbiamo visto “Amici miei” atto I, II e III. E siamo certi che da lassù Mario Monicelli è con noi”. E protestano anche “per rispondere a chi dice che siamo strumentalizzati: se tagliaste la cultura e l’istruzione, non creerete mai più spiriti critici. E allora sì che chiunque potrà strumentalizzarci. O forse e proprio questo che volete. Per rispondere a quelli che ci chiamano violenti: chi non protesta contro gli iniqui esso stesso è un iniquo. Qintiliano docet. Non c’è violenza più grande di vietare di leggere il discorso di Pericle agli ateniesi perchè considerato troppo forte. Non c’è violenza più grande di rendere l’istruzione per pochi, l’ignoranza per molti”. Protestano “perchè per noi una escort è ancora una Ford. Perchè se salivamo sul tetto temevamo che la Gelmini, o meglio chi per lei, tagliasse pure quello. Perchè nella scuola pubblica manca la carta igienica, e nella scuola che volete creare ce n’è molto bisogno. Perchè per noi la libertà non è un partito, perchè per noi la libertà non è un circolo, perchè per noi la libertà è partecipazione, ma per partecipare è necessaria la conoscenza, dunque la cultura. Per rispondere ai futuristi che nella scuola che loro non contribuiranno a salvare abbiamo scoperto che l’ultima volta che in Italia si è parlato di Futurismo non è andata a finire molto bene. Perchè si possono comprare televisioni, giornali, sentenze, parlamentari e voti, ma sogni e futuro, a quanto ne sappiamo noi, non sono in vendita neanche su e-Bay. Perchè noi il dito medio lo alziamo quando ci tagliano la strada non quando suona l’inno di Italia. Perchè il fuoco che ci brucia dentro è lo stesso che brucia dentro gli immigrati sulle gru, gli abitanti di Terzigno e Chiaiano, i poliziotti a cui non rifanno il contratto da tre anni e a cui poi tocca prendere anche sputi e pietrate, per difendere proprio chi li danneggia e non li rispetta, che brucia dentro i giornalisti e i magistrati imbavagliati, che brucia dentro Roberto Saviano, dentro Salvatore Borsellino e il popolo delle Agende Rosse. Questo fuoco si chiama senso di giustizia. Perchè vogliamo dire a ministri e capi di governi e anche a Saviano e Fazio che avremmo tanta voglia di andar via ma sentiamo il dovere di rimanere qui per star vicini a chi sta sopra tetti e gru, sotto minacce, rifiuti e bavagli sotto sputi e pietrate e poi perchè siamo occupati”.