“Riteniamo che quella che il Ministro Gelmini ha definito una riforma epocale contro l’università dei ‘baroni’, sia tutto il contrario, una riforma centralistica e autoritaria che mira a due obiettivi collegati tra loro, la privatizzazione dell’università e il ridimensionamento del diritto allo studio”. Per Trinchese la riforma passa attraverso l’annullamento della categoria dei ricercatori, “personale docente -dice- che svolge anche il 40 per cento della didattica, pure se non ne avrebbe l’obbligo e che, di fatto,regge l’attività didattica stessa. Si aggiungano a questo i tagli al fondo di finanziamento delle università nella misura di 269 milioni di euro quest’anno e di 1,5 miliardi il prossimo e si intuisce l’impossibilita’ ad andare avanti tenendo aperta l’università”. Per Trinchese è importante la condivisione dei problemi: “Protestiamo oggi perché esistono ancora motivazioni di coerenza e perché la condivisione della sofferenza e delle problematiche di una parte, quella dei ricercatori, e’ la sofferenza dell’intero. Noi simbolicamente oggi non autorizziamo la didattica -conclude il preside – la sospendiamo per consentire agli studenti la consapevolezza dei problemi che stiamo affrontando, per far capire ai giovani che e’ in gioco il diritto allo studio che loro intendono preservare giustamente, ma che verrà loro negato da provvedimenti iniqui e repressivi”.