Chieti. “Non c’è più tempo e né alternative, è arrivato il momento di essere “tutti” responsabili e credibili. Ci aspettiamo l’immediata chiusura positiva dell’iter del Parco Nazionale della Costa”.
Si legge così in una nota di Legambiente Abruzzo, che prosegue: “Ci lasciamo alle spalle un’estate particolarmente calda a testimonianza di quanto i cambiamenti climatici siano ormai una realtà visibile e concreta, mentre inesisteni sono le azioni poste in essere per mettere in campo azioni di mitigazione ed adattamento a questi cambiamenti. Il nostro governo nazionale nulla ha fatto in questa direzione, anzi con il decreto di Ombrina mare continua a perseverare nella vecchia politica delle fossili, aggravando di fatto l’alterazione climatica che viviamo. Questa politica vecchia ed antistorica, inoltre, rallenta fino a bloccare la green economy, quei mercati che oggi favorirebbero all’Italia e all’Abruzzo nuova ricchezza ed occupazione e al tempo stesso capaci di garantire qualità ambientale e sicurezza per la salute pubblica dei cittadini. Ma anche la politica abruzzese non è stata da meno, con una risoluzione in consiglio regionale (votata da tutti, anche purtroppo dai 5 Stelle, ma con il voto contrario dell’assessore Mario Mazzocca) volta a ostacolare l’istituzione del Parco Nazionale della Costa teatina in difesa delle lobby del petrolio e del cemento. Le stesse associazioni di categoria che all’interno dei Poli di innovazione della regione Abruzzo parlano di politiche serie indirizzate ai nuovi mercati, all’innovazione, alla creazione di nuovi posti di lavoro, poi pubblicamente si dividono o addirittura difendono i vecchi schemi e modelli, mentre l’Europa guarda da un’altra parte e ci sanziona. Non vi è dubbio che ci troviamo difronte ad una grande sfida culturale, in quanto affrontare il tema del Parco Nazionale della Costa teatina richiede un salto di qualità con capacità e conoscenze atte ad approfondirne la dimensione economia, sociale e ambientale. La stessa proposta di ricorrere, in alternativa, ad un parco regionale marino per fronteggiare la lotta contro la petrolizzazione, evidenzia ancor di più questa debolezza culturale. Per quanto noi stessi siamo stati i primi ad indicare il Parco come baluardo contro la petrolizzazione (e parliamo di Parco Nazionale), non lo abbiamo mai inteso semplicemente come “strumento di contrasto” ma come “nuovo modello culturale, economico, sociale e ambientale”. E’ in questa netta differenza di concetto che ha forza il Parco Nazionale. Esso rappresenta l’abbandono della bad economy a favore della green economy, supera le sperequazioni sociali e tutela i territori e la loro qualità ambientale. Purtroppo, anche gli amministratori locali non hanno ancora dimostrato di essere ancora pronti a questo salto di qualità, a mettere in campo serie politiche atte a favorire la riqualificazione energetica, urbana, zero consumo di suolo, agricoltura e turismo di qualità. Troppe “non scelte”, spesso legate ad una visione obsoleta dei nostri territori e meramente campanilistica”.
“Siamo però ad un punto di svolta – conclude la nota – il Parco Nazionale della Costa teatina è pronto per essere decretato, è pronto finalmente a giorni per iniziare il corso che è quello di un potenziale nuovo modello di sviluppo per la costa dei Trabocchi e che salvi l’Abruzzo dalla deriva petrolifera e da Ombrina. Che ha forza proprio nella sua valenza nazionale, basti pensare che solo i parchi nazionali possono avere un perimetro protetto a mare (vedi arcipelago toscano), perché la competenza sul mare è statale (vedasi elenco ufficiale sul sito del Ministero dell’Ambiente). Ci aspettiamo quindi un atto di responsabilità politica forte, netto e chiaro sull’immediata chiusura positiva dell’iter del Parco Nazionale della Costa da parte di tutti. Non c’è più tempo e né ci sono alternative, è arrivato il momento di essere “tutti” responsabili e credibili”.